Stamattina Gad Lerner ha detto che in Italia ci sono una serie di regioni che vivono già in condizioni di crisi simili alla Grecia e che questo è generalmente poco riconosciuto. In Campania, Puglia, Sicilia e Calabria si vive in crisi, e a mostrarlo sono “ alcuni parametri fondamentali come il reddito pro capite, il tasso di disoccupazione, il crollo dei consumi familiari, la diffusione della povertà assoluta e soprattutto infantile… per non parlare di criminalità organizzata e economia illegale”. Tutto molto vero. O forse no. Sicuramente tutto molto sparato a caso.
Non sono riportati dati, non ci sono fonti, è tutto scritto per sentito dire. L'unico dato a sostegno della sua tesi è che lui – Lerner – sa di grandi aziende che hanno prezzi o prodotti specifici per il Sud Italia, che si dovrebbero adattare a queste economie in crisi. Ovviamente, nemmeno un nome. Nemmeno un esempio. Tutto buttato là, a caso, a fiducia. Nessuno vuole negare che ci sia una differenziazione delle condizioni economiche nel paese, nessuno vuole dire che non ci sia un problema oggettivo che però non è un fatto dovuto alla crisi: è dall'unificazione che questo paese si trascina il fardello di uno sviluppo diversificato dovuto a scelte politiche ben precise.
Non è questa la sede per approfondire questo discorso, sarebbe troppo lungo e serio, e il post di stamattina di Lerner non merita tanta attenzione. Quello che mi preme dire è un'altra cosa. Quel post, quelle venti righe, avrei potuto scriverle pure io alla fermata dell'autobus, in fila alla posta, aspettando la cottura degli spaghetti. Approssimazione, qualunquismo, banalità: un'uscita tanto gratuita quanto inutile.
Che senso ha allora parlarne? Ha senso nella misura in cui il problema di uno sviluppo diseguale di questo paese è dovuto al fatto che lo si è immaginato sempre esattamente in questa maniera: il Sud stava indietro perché doveva stare indietro. Doveva servire a mandare gli operai al Nord industriale, nutrire il Nord industriale con quello che coltivava e, con quello che guadagnava, acquistare i prodotti del Nord industriale. Salvo rarissimi esempi, le grandi intelligenze e gli intellettuali di questo paese sono sempre state perfettamente in linea con questo ragionamento e nessuno è mai riuscito a immaginare un'Italia diversa.
Pochi hanno approfondito, proposto, studiato. Moltissimi si sono dedicati a osservazioni superficiali, a grandi speculazioni gratuite e ininfluenti. Non si è mai riusciti a generare una trasformazione nel paese non perché mancassero le intelligenze ma perché, anche quelle che c'erano, non si stancavano troppo in letture approfondite, analisi sensate e proposte di soluzione ma si limitavano a sensazionalismo e uscite a cazzo di cane: come se i problemi potessero solo essere oggetto di un'occhiata fugace e una battuta azzeccata che portasse consensi facili. All'epoca in cui le opinioni, nella stessa misura delle cazzate, all'epoca delle parole chiave che attirano l'attenzione (metti Grecia nel titolo che ora è di moda) molto facile riprodurre questo meccanismo. E Lerner stamattina l'ha fatto, rubando tre minuti del mio prezioso tempo.