G8 di Genova: “Alla Bolzaneto era impossibile non accorgersi di nulla”

Nella caserma di Bolzaneto nei giorni successivi al G8 di Genova del 2001 non era possibile non accorgersi delle violenze e degli illeciti ai danni degli attivisti e dei manifestanti arrestati. E' quanto sostengono i giudici della quinta sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza emessa lo scorso 14 giugno che ha confermato gli abusi e le responsabilità di gran parte degli imputati nel processo sulle violenze, tra cui poliziotti, carabinieri, agenti e medici penitenziari, anche se quasi tutti sono coperti da prescrizione e indulto. Come si legge nella sentenza depositata infatti a Bolzaneto era di fatto impossibile che "all'interno della struttura potessero sfuggire a chicchessia le risonanze vocali (cioè gli ordini, i pianti, le grida, i lamenti, i cori), le risonanze sonore (cioè i transiti, le cadute, i colpi), le percezioni olfattive (cioè la puzza dell'urina, l'odore del gas urticante spruzzato, l'odore del vomito, del sudore e del sangue) e le tracce lasciate sui volti, sugli abiti, negli sguardi, negli ansiti e nella voce delle vittime".
Nelle 110 pagine della sentenza depositata oggi i giudici della Suprema Corte spiegano che vi furono "vessazioni continue e diffuse in tutta la struttura" in quanto "non risulta che vi fossero singole celle da riguardare come oasi felici nelle quali non si imponesse ai reclusi di mantenere la posizione vessatoria, non volassero calci, pugni o schiaffi al minimo tentativo di cambiare posizione, non si adottassero le modalità di accompagnamento nel corridoio (verso i bagni o gli uffici) con le modalità vessatorie e violenze riferite dai testi". In definitiva per i giudici nella caserma di Bolzaneto in quei giorni del G8 di Genova c'è stato un "clima di completo accantonamento dei principi cardine dello Stato di diritto".