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Furto al bene confiscato, sradicati 40 alberi dall’ex-ciliegeto della camorra (VIDEO)

Il fondo agricolo intitolato al sociologo anticamorra Amato Lamberti derubato di notte di quaranta piccoli alberi di ciliegio. “Hanno agito in tutta calma” afferma Ciro Corona, dell’ascoazione (R)esistenza che ha in affidamento il bene “Ma noi non ci facciamo intimidire, non andiamo via!”
A cura di Alessio Viscardi
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Furto al fondo confiscato anticamorra di Chiaiano

Hanno agito di notte, ma in tutta calma, sicuri che nessuno sarebbe arrivato a disturbarli "in casa loro", questa la dinamica del furto di 40 piccoli fusti di ciliegio piantati in quello che era il fondo agricolo del clan Nuvoletta sulla collina di Chiaiano, a Napoli. Ciro Corona, presidente dell'associazione anticamorra (R)Esistenza, spiega la dinamica degli eventi: "Sono venuti di notte, sicuramente armati di vanga e furgone, per ore hanno scavato per stradicare i 40 fusti e portarli via".

La camorra dietro il furto? L'ipotesi è plausibile, visto che gli alberi piantati hanno un valore economico decisamente basso e non ci troviamo in un periodo dell'anno dove questi arbusti possono essere utilizzati per innesti in altre piantaggioni. Allora, la pista del messaggio contro l'associazione che da un anno gestisce il terreno è la più realistica: "Soltanto qualche giorno fa abbiamo presentato il nostro progetto su questo fondo, realizzare orti urbani da affidare ad associazioni e cittadini per coltivazione".

Il fondo agricolo intitolato al sociologo Amato Lambarti, padre dell'osservatorio anticamorra, viene confiscato tredici anni fa e mai affidato alle associazioni, mentre la camorra continua a sfruttare il terreno per le proprie coltivazioni. "Chi ha rubato gli alberi di ciliegio ha avuto tutto il tempo di agire, addirittura si sono messi a potare i rami secchi prima di caricarli sul furgone".

"Noi da qui non ce ne andiamo!" afferma perentorio Ciro, ma ci confida quanto è difficile portare avanti l'attività su un bene confiscato: "Noi abbiamo fatto la festa della vendemmia, ma non abbiamo trovato una sola cantina in zona disposta a trasformare la nostra uva in vino. Ci siamo dovuti rivolgere ad un'azienda vinicola di Benevento".

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