Furgoni carichi ma fermi: in Italia il primo sciopero di driver e addetti agli hub Amazon
Uno sciopero di 24 ore per la prima volta in Italia da parte dei lavoratori Amazon che da questa mattina alle 7 e fino a domattina alla stessa ora hanno incrociato le braccia per protestare contro la rottura delle trattative a livello nazionale sul rinnovo del contratto di secondo livello. "Per un giorno ci vogliamo fermare, ci dobbiamo fermare – avevano annunciato attraverso i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – è una questione di rispetto del lavoro, di dignità dei lavoratori, di sicurezza per loro e per voi. Per questo, per vincere questa battaglia di giustizia e di civiltà abbiamo bisogno della solidarietà di tutte le clienti e di tutti i clienti di Amazon".
A scioperare sono stati gli addetti agli hub e ai magazzini che hanno fatto appello proprio a loro, ai clienti affinché appoggino lo sciopero dei lavoratori. "Voi che ricevete un servizio siete le persone cui chiediamo attenzione e solidarietà, perché continui ad essere svolto nel migliore dei modi possibili", si legge nella nota dei sindacati. Tra le rivendicazioni sindacali alla base dello sciopero, spiegano Cgil e Filt, "la verifica dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti, la verifica e la contrattazione dei turni di lavoro, la riduzione dell'orario di lavoro dei driver, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali ed il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza".
Sciopero Amazon: adesioni al 75 percento
Gli stessi sindacati hanno comunicato che ad aderire allo sciopero è stato il 75 percento dei dipendenti, "con punte del 90% in alcuni territori": ora si aspettano "in tempi brevissimi" una convocazione da parte dell’azienda. "È una protesta riuscita – spiegano – anche oltre le nostre aspettative considerando che molte lavoratrici e molti lavoratori si sentono ‘ricattabili’ perché hanno contratti atipici e quindi hanno visto la protesta come un rischio per il loro posto di lavoro precario".
I sindacati hanno ribadito le ragioni della protesta: “Amazon si è arricchita enormemente grazie al boom del commercio online in tempo di pandemia ed è giusto che redistribuisca parte di questa ricchezza anche in termini di diritti ai suoi dipendenti. L’azienda ad oggi si è sempre rifiutata di discutere con i sindacati la verifica dei turni, dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali ed il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza".