Funivia Stresa Mottarone, lo schianto della cabina 3 in un video di 24 secondi
Ventiquattro secondi: tanto dura un video girato da una telecamera di sicurezza che mostra gli ultimi istanti prima dello schianto della cabina numero 3 lungo la funivia Stresa – Mottarone in cui sabato 23 maggio hanno perso la vita 14 persone. Le immagini sono state acquisite dai carabinieri e sono agli atti dell’inchiesta condotta dalla Procura di Verbania: il filmato mostra la cabina con a bordo i quindici passeggeri poche decine di metri prima dell'arrivo nella stazione, alle 12 e 12. "Ad un certo punto si rompe una fune che provoca l’impennata della cabina e il suo conseguente ritorno a velocità non controllata verso il pilone tre – spiega chi tra gli investigatori dell’Arma ha visionato quelle immagini –, Lì la cabina precipita al suolo". A fermare la corsa della cabina avrebbe dovuto essere il freno d'emergenza che, tuttavia, era stato disattivato tramite l'impiego dei cosiddetti "forchettoni".
L'analisi del filmato sarà determinante per comprendere cosa potrebbe aver causato la rottura della fune trainante, una delle due concause dell’incidente insieme al mancato funzionamento del freno di emergenza per la presenza dei "forchettoni". In un vertice che si è tenuto pochi giorni fa il procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi ha incontrato a Palazzo di giustizia il colonnello Alberto Cicognani e il capitano Luca Geminale: sono stati concordati i tempi dei prossimi accertamenti e del sopralluogo sul fianco della montagna dove ancora giacciono i resti della funivia: fondamentale sarà poi il riscontro dei consulenti tecnici.
Dopo aver accertato la manomissione del sistema frenante d'emergenza restano ancora diversi gli aspetti da chiarire: il primo è perché si sia spezzato un cavo progettato per durare, costruito per sostenere uno sforzo fino a 5 volte superiore a quello a cui viene sottoposto, ispezionato dalla ditta Leitner il 20 novembre con regolare verifica magnetografica. La procura ha richiesto un "accertamento tecnico irripetibile", mentre l’avvocato Marcello Perillo, difensore del caposervizio Gabriele Tadini, l’unico indagato agli arresti domiciliari, vorrebbe accelerare i tempi con una perizia super partes disposta direttamente dal tribunale con la formula dell’"incidente probatorio".