Funivia del Mottarone, inizia la rimozione della cabina: taglio del relitto per prelevare la testa fusa
Sono iniziate oggi 11 ottobre le operazioni per rimuovere la cabina numero 3 precipitata lo scorso maggio dalla Funivia del Mottarone. Dopo l‘abbattimento di 80 alberi nel bosco della famiglia Borromeo, la cabina crollata deve essere messa in sicurezza e stabilizzata. Una procedura della quale si occuperanno i Vigili del Fuoco di Verbania nella giornata odierna. Successivamente, sarà prelevata la testa fusa, ossia il cilindro che collegava il carrello con la cabina. Una parte fondamentale per capire cosa possa essere accaduto sulla funivia. La testa fusa non era mai stata prelevata, restando di fatto esposta al maltempo. "Abbiamo cercato di tutelare le prove – ha spiegato a Fanpage.it il Comandante dei Carabinieri di Verbania – Abbiamo fatto in modo da proteggere ciò che è considerato rilevante per il prosieguo delle indagini, ma non sappiamo se possa esserci stato un danneggiamento delle prove. Lo scopriremo con il trascorrere dei giorni e con i risultati delle analisi sulla cabina"
Il taglio per prelevare la testa fusa sarà effettuato cercando di mantenere intatto il relitto, ancora oggetto di accertamenti da parte della Procura. Con un elicottero, poi, i Vigili del Fuoco preleveranno i reperti utili alle indagini per conservarli in appositi locali nella stazione intermedia dell'Alpino. Lo spostamento non dovrebbe essere effettuato prima di giovedì, ma le tempistiche saranno soggette alle operazioni di messa in sicurezza del sito e ai prelievi dei pezzi utili dalla cabina. Nella giornata di oggi saliranno al Mottarone i componenti del collegio dei periti nominato dal tribunale.
Il registro degli indagati e la nuova testimonianza
Restano 14 gli iscritti al registro degli indagati. I tre principali indiziati sono Gabriele Tadini, caposervizio della Funivia attualmente agli arresti domiciliari, Enrico Perocchio, direttore delle attività e Luigi Nerini, proprietario della struttura. Tadini aveva ammesso in prima persona di aver operato il blocco del sistema frenante della cabina tramite l'uso dei forchettoni, definendolo un sistema "collaudato" da circa una settimana. Aveva anche sottolineato il ruolo decisionale svolto da Nerini, secondo lui informato dei fatti, e da Enrico Perocchio. Un altro testimone ha rivelato alla Procura di aver denunciato malfunzionamenti della struttura già nel 2019. Per questo motivo, sarebbe stato minacciato di licenziamento. L'uomo, presentatosi spontaneamente davanti agli inquirenti, avrebbe fatto ascoltare alcune registrazioni di conversazioni avute a tal proposito con alcuni colleghi e con Gabriele Tadini.