Funerali Pamela: mazzo di fiori da Luca Traini, l’autore del raid razzista a Macerata
Un grosso mazzo di fiori bianchi e rosa racchiusi da una fascia con la firma Traini Luca (Lupo). È l'omaggio floreale arrivato a sorpresa questa mattina all’obitorio di Macerata dove era in corso ultimo saluto a Pamela Mastropietro, la diciottenne romana uccisa nel capoluogo e trovata a pezzi in due trolley abbandonati nelle campagne della provincia marchigiana. Come raccontano i giornali locali, a recapitare i fiori è stato il fratello di Luca Traini che ha contattato il centro funerario di Macerata che sta collaborando a titolo gratuito con l’agenzia funebre incaricata dei funerali e della cerimonia di tumulazione della stessa Pamela. Un gesto che ancora una volta conferma il legame anche se indiretto tra il raid razzista di Traini, che sparò a caso a gruppi di stranieri per le strade di Macerata, e l'efferato omicidio della 18enne.
Anche se i due non si conoscevano affatto, come accertato dagli inquirenti, proprio l'omicidio brutale della ragazza fece scattare in Traini un folle desiderio di vendetta contro gli stranieri e in particolare le persone di colore, individuate da lui come il capro espiatorio dell’intera vicenda. Lo stesso Triani del resto ha sempre affermato esplicitamente di aver agito dopo essere rimasto coinvolto emotivamente dalla vicenda della morte di Pamela. Il cuscino di fiori è stato raccolto e portato via dalla mamma della giovane, Alessandra Verni, lasciando l’obitorio di Macerata per accompagnare il feretro della figlia a Roma.
Prima della partenza per Roma, dove sabato si svolgeranno i funerali, oggi per l'ultimo saluto alla ragazza a Macerata si sono raccolte davanti all’obitorio oltre un centinaio di persone, anche se all'interno erano ammessi solo i familiari. Dopo la benedizione del vescovo di Macerata mons. Nazzareno Marconi, il feretro è partito alla volta della capitale scortato da un’automobile dei carabinieri per il primo tratto. Tra i presenti anche il tassista peruviano che aveva accompagnato in auto Pamela dalla stazione ferroviaria ai giardini Diaz, dove poi avrebbe incontrato Innocent Oseghale , l'uomo ora accusato dell'omicidio ma che continua a proclamarsi innocente.
"Non ho ucciso io Pamela e tantomeno l’ho fatta a pezzi” ha ribadito infatti il pusher nigeriano davanti ai giudici. Il 29enne continua sostenere che la notte della morte di Pamela si è allontanato dal suo appartamento, lasciando la giovane con Desmond Lucky, anche lui in carcere con Awelima Lucky per omicidio in concorso con Oseghele, e che al suo ritorno la 18emne era già morta e fatta a pezzi. Gli altri due però accusano lui, sostenendo che avrebbe stuprato, ucciso e fatta a pezzi la giovane dopo averle fatto consumare la dose di droga. Per gli inquirenti i tre invece erano insieme nella casa degli orrori e insieme avrebbero agito per disfarsi del corpo della ragazza.