video suggerito
video suggerito

Trovata morta in bagno, dopo un anno arrestato l’ex marito: “Lei registrò di nascosto l’omicidio”

Dopo un anno, la morte di Nicoleta Rotaru è stata riconosciuta per quello che era: un femminicidio. La 39enne madre di due figlie piccole non si è infatti suicidata: a ucciderla e inscenare un gesto inconsulto da parte della donna sarebbe stato l’ex marito Erik Zorzi, ora in carcere.
A cura di Gabriella Mazzeo
374 CONDIVISIONI
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Circa un anno fa, è stata trovata morta nel bagno di casa sua Nicoleta Rotaru, 39 anni, madre di due bimbe piccole che viveva con il marito a Padova. A distanza di più di 365 giorni, la sua morte è stata riconosciuta per quello che era: un femminicidio. Per il delitto è stato arrestato il marito, Erik Zorzi, lo stesso uomo che il 2 agosto 2023 chiamò il 118 di Padova mostrandosi allarmato. "Mia moglie è in bagno da due ore e non risponde più – disse al telefono quella mattina -. Ho paura che sia morta". Secondo chi indaga, invece, sarebbe stato proprio Zorzi a ucciderla, stringendole attorno al collo una cintura di pelle.

La dinamica del delitto

All'alba del 2 agosto del 2023, il Suem 118 di Padova riceve la telefonata di Erik Zorzi, camionista 42enne residente in città con la ex moglie, dalla quale aveva divorziato da poco, e le due figlie piccole. Al telefono, l'uomo racconta di essere davanti alla porta del bagno di casa da due ore e di essere preoccupato per la "moglie". Ai soccorritori, infatti, non accenna minimamente al termine "ex". "Non risponde, si è chiusa dentro. Ho paura che sia morta" dice prima di comunicare agli infermieri la via di residenza.

Quando i sanitari e il medico arrivano sul posto, sfondano con facilità la porta e trovano Nicoleta riversa nella doccia in bagno, ormai morta. La donna aveva una cintura di pelle stretta attorno al collo, la fibbia chiusa all'altezza della nuca. Le forze dell'ordine iniziano quindi le loro indagini e il medico legale opera i primi accertamenti sul corpo della 39enne.

In casa non risultano segni di effrazione e sul corpo della donna non vi è nessun altro segno di violenza. Per gli inquirenti potrebbe trattarsi di un suicidio e sembra quella in un primo momento la pista prediletta dagli investigatori. Le forze dell'ordine, però, avevano notato alcuni dettagli fuori posto sui quali hanno silenziosamente indagato fino a scoprire la verità.

La porta del bagno aperta

Quando gli infermieri e il medico sono entrati nella villetta del delitto, non hanno avuto alcun problema a sfondare la porta del bagno che ha ceduto al primo colpo, quasi come se fosse semplicemente chiusa con una mandata di chiavistello. Quello che ha reso più complicate le indagini, è stata la chiusura dall'interno in un bagno cieco e senza finestre. Il caso è stato quindi subito bollato come suicidio, ma i soccorritori hanno raccontato agli inquirenti del pannello della porta forzato con estrema facilità.

Sarebbe infatti bastata una leggera pressione per farlo cadere. "Come se qualcuno lo avesse appena riattaccato" ha spiegato uno degli infermieri. A quel punto, gli investigatori hanno iniziato a sospettare di Zorzi, esperto di bricolage che era solito compiere lavoretti in casa. Secondo i militari, il 42enne avrebbe smontato il pannello in legno per far sembrare che la porta fosse stata chiusa dall'interno.

I carabinieri erano già intervenuti a casa della coppia per liti feroci tra i due ex coniugi. Spesso i due arrivavano alle mani durante le loro litigate. Nicoleta avrebbe voluto lasciare quella casa per trasferirsi altrove con le due bambine. I due erano divorziati da poco e lei aveva un altro fidanzato, ma era rimasta a vivere nella stessa abitazione dell'ex marito perché stava aspettando la conferma del tempo indeterminato al lavoro.

Subito dopo si sarebbe trasferita in un appartamento tutto suo con le figlie. "Era felice, aveva anche prenotato le vacanze per sé e per le bambine – hanno raccontato alcuni vicini sentiti dai carabinieri -. Doveva partire il 5 agosto e alla fine di quel mese sarebbe stata assunta a tempo indeterminato. Non ha senso che si sia suicidata".

Nel corso della giornata, gli inquirenti hanno raccolto tante testimonianze sulla gelosia del 42enne che era arrivato a minacciarla di morte se si fosse allontanata da casa portando via le figlie.

Erik Zorzi incastrato dal telefono dell'ex moglie

Per incastrare Zorzi, ci è voluta Nicoleta. È stata lei, o meglio, il suo cellulare, a raccontare ai carabinieri cosa era successo durante la notte. Tornata a casa dopo aver visto il fidanzato, Nicoleta si era infatti accorta che qualcosa non andava. Davanti all'ira sempre più cupa dell'ex, aveva deciso di lasciare il registratore del cellulare acceso sul comodino accanto al letto.

Non era la prima volta: aveva iniziato per documentare i litigi e le violenze subite in quei mesi. Quella notte, il cellulare ha registrato il suo stesso omicidio in un crescendo di offese, insulti, poi rumori della lotta ostinata di Nicoleta per resistere al delitto. Il telefono ha registrato anche i suoni della porta del bagno smontata, i lavori fatti velocemente per rimettere il pannello in legno al suo posto con l'obiettivo, secondo la Procura, di far sembrare che la donna si fosse chiusa in bagno da sola.

Il telefono, che si è poi scaricato nel corso della notte, è stato riacceso dagli inquirenti che cercavano un messaggio di addio per confermare il suicidio. Invece dell'sms, hanno trovato la registrazione che ha portato Erik Zorzi in carcere. L'uomo comparirà per l'udienza preliminare il prossimo 17 settembre.

374 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views