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Friuli, la Regione rimuove lo striscione su Regeni. Il governatore: “Non sarà mai più esposto”

Dal palazzo della Regione Friuli Venezia Giulia, governata dal leghista Massimiliano Fedriga, è stato rimosso lo striscione “Verità per Giulio Regeni”, il ricercatore friulano sequestrato, torturato e ucciso al Cairo nel 2016, per far spazio agli addobbi per il campionato europeo Under 21. La nota del Governatore: “Anticipando le polemiche comunico che lo striscione non verrà più esposto né a Trieste né in altre sedi di Regione”.
A cura di Davide Falcioni
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Lo striscione giallo di Amnesty International recante la scritta "Verità per Giulio Regeni" è stato rimosso dal palazzo della Regione Friuli Venezia Giulia, alla cui presidenza c'è oggi l'esponente della Lega Massimiliano Fedriga. Il manifesto era stato esposto in piazza Unità d'Italia a Trieste nel 2016: a farlo era stata l'allora presidente della Regione, Debora Serracchiani (Pd). Lo striscione è stato tolto per far spazio agli addobbi per il campionato calcistico europeo Under 21. La decisione è destinata a far discutere sia perché la verità sull’omicidio del ricercatore italiano e sul coinvolgimento dei servizi segreti egiziani non è mai emersa, sia perché Giulio Regeni era originario di Fiumicello, in provincia di Udine.

Il Governatore Fedriga: "Non rimetteremo lo striscione su Regeni"

Il governatore Fedriga in una nota ha commentato la rimozione dello striscione su Giulio Regeni dal palazzo della Regione spiegando che non verrà più esposto: “Anticipando le polemiche che continueranno a susseguirsi ad ogni batter di ciglio, comunico che lo striscione non verrà più esposto né a Trieste né in altre sedi di Regione”, così il leghista che aggiunge: “Malgrado non condivida la politica degli striscioni e dei braccialetti, non ho fatto rimuovere lo striscione per più di un anno per non portare nell'agone politico la morte di un ragazzo". "Evidentemente – prosegue Fedriga – questa sensibilità non appartiene a tutti e ad ogni occasione non si perde tempo per alimentare polemiche. Ricordo, ad esempio quando lo striscione è stato rimosso per qualche giorno su richiesta di una produzione cinematografica; sempre in simili circostanze, altre polemiche sono state fomentate perché la riaffissione è avvenuta con poche ore di ritardo rispetto alla fine delle riprese stesse. Oggi arriva l'ennesima pretestuosa provocazione, in conseguenza della nostra decisione di addobbare il palazzo per gli europei under 21 che si tengono" in Friuli Venezia Giulia. “Perfino la Uefa mi ha dovuto scrivere impaurita da sterili tormentoni che non fanno altro che strumentalizzare il dramma avvenuto. Evidentemente – così ancora il Governatore – la mia attenzione per non urtare le sensibilità non ha pagato, e ci si sente pertanto legittimati a imporre con atteggiamenti prevaricatori cosa deve o non deve fare la Regione”.

La decisione da parte dei vertici della Regione Friuli Venezia Giulia di rimuovere lo striscione "Verità per Giulio Regeni" arriva all'indomani dell'appello dei genitori, Paola e Claudio, di ritirare "immediatamente dell'ambasciatore italiano al Cairo". L'Egitto di Al Sisi starebbe continuando a sabotare le indagini sul sequestro, la tortura e l'uccisione del ricercatore. L'ultimo episodio a lasciare decisamente perplessi sono state le frasi choc pronunciate dal ministro del lavoro egiziano Mohamed Saafan che, secondo quando riportato dal sito Al Bawaba, avrebbe accreditato l’ipotesi di un delitto legato alla criminalità. “Si tratta di un omicidio ordinario – ha spiegato – che sarebbe potuto accadere in qualsiasi Stato, come gli omicidi di egiziani in Italia o quelli di qualsiasi altra persona di qualsiasi altra nazionalità".

Oltre a non offrire una fattiva collaborazione con le indagini, gli egiziani tramite la Nsa, il servizio segreto civile egiziano, continuano a mettere pressione e intimidire l'Ecrf, la commissione egiziana per i diritti e le libertà a cui la famiglia di Giulio si è rivolta per la propria difesa al Cairo. "Cercano di sabotare il nostro lavoro per la ricerca della verità sulla morte di Giulio" hanno denunciato dall'Ecrf. I funzionari della Nsa che indagano su di loro sono infatti gli stessi sotto inchiesta della procura di Roma con l'accusa di aver partecipato certamente al sequestro di Giulio.

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