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Fratello di 13 anni gli dona midollo, Giosuè dopo il trapianto: “Davide mi ha dato un pezzo di sé”

Dopo il trapianto di midollo, Giosuè esprime la sua gratitudine nei confronti di Davide, il fratellino di 13 anni che gli ha donato il midollo osseo: “So che Davide mi ha dato un pezzo di sé”, racconta ai medici. Dopo l’intervento e con le dimissioni del fratello più grande, i due si sono potuti finalmente abbracciare a lungo.
A cura di Stefano Rizzuti
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So che Davide mi ha dato un pezzo di sé”. Con queste semplici parole Giosuè, un ragazzino di 16 anni della provincia di Taranto con la leucemia, ha espresso ai medici la sua gratitudine per il fratello più piccolo. Il 7 settembre, dopo la chemio e la radioterapia, Giosuè ha ricevuto il midollo osseo da Davide, il suo fratello più piccolo, di soli 13 anni. L'unico che avrebbe potuto donargli il midollo, essendo l'unico compatibile in famiglia. Repubblica racconta come alle dimissioni dei due fratelli ci sia stato un lungo abbraccio tra di loro. Rosa Angarano, medico dell’Oncoematologia pediatrica al Policlinico di Bari, racconta quel momento: “È stato lunghissimo, un momento emozionante”.

Sempre la dottoressa spiega che il midollo di Davide era “l’unico compatibile tra i 7 figli della signora Santina, l’unico che avrebbe potuto donare il suo modello per dare una speranza a Giosuè”. “Davide non sapeva nulla delle dimissioni”, racconta ancora Angarano prima dell’abbraccio tra i due fratelli. Davide aveva un tumore del sangue, che poi è tornato. La strada da percorrere rimaneva quella del trapianto. Che è arrivato ed è andato bene, secondo quanto racconta il dottor Nicola Santoro: “Il trapianto è andato bene. Non possiamo ancora dire che è fuori pericolo, ma siamo fiduciosi”.

Giosuè, dopo l’intervento, ha espresso il suo desiderio, parlandone sempre con i medici: “Voglio rimettermi in cucina, tornare a casa e preparare qualcosa”, ha raccontato. Questo perché – spiega ancora la dottoressa Angarano – il ragazzo “sogna di fare lo chef e noi gli auguriamo tutto il meglio, davvero”. “Giosuè è un combattente”, dice ancora raccontando la reazione di Davide all'operazione. E la sua lotta continuerà. Tenendo sempre sotto controllo le sue condizioni, con due visite a settimana per un anno dopo il trapianto.

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