Fratellini maltrattati a Cosenza, nonna condivideva “metodo rigido” del compagno della figlia
Non solo la madre dei piccoli, ma anche la loro nonna, dei due fratellini finiti più volte in ospedale a Cosenza per sospetti di maltrattamenti in famiglia, ha tentato di coprire il compagno della figlia, responsabile degli abusi. Questo è il quadro che emerge dalle indagini avviate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Paola e condotte sotto la supervisione del sostituto procuratore minorile Michele Sessa.
Ieri il gip del Tribunale locale ha disposto la revoca della responsabilità genitoriale per entrambi i genitori dei due piccoli, residenti a Paola, ricoverati nei giorni scorsi nell'ospedale ‘Annunziata' con fratture, lesioni, bruciature da morsi, sigaretta e altre ferite sul corpo. A provocarle sarebbe stato il compagno della mamma, agli arresti domiciliari per reati di droga, che li ha portati più volte in ospedale.
La madre e la nonna dei bambini sono state sottoposte a un provvedimento di allontanamento urgente dalla casa familiare, con l'emissione da parte della pm di un divieto di avvicinamento. Entrambe avrebbero sempre minimizzato, attribuendo le ferite a "incidenti domestici" o "giochi vivaci". Attualmente sono indagate per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali.
Nella richiesta di allontanamento si sostiene, in particolare, che la nonna materna avesse supportato la "linea educativa rigida" del compagno della figlia, accusata di essere troppo permissiva con i figli, definiti "eccessivamente vivaci".
Il padre biologico dei bambini, secondo il dottor Gianfranco Scarpelli, direttore del Dipartimento Materno Infantile dell'ospedale di Cosenza, non si sarebbe mai fatto vedere, né lo hanno fatto altri parenti.
I piccoli sono ancora ricoverati e monitorati dai medici dell'ospedale, con l'intervento dei servizi sociali e di una psicologa infantile. Fortunatamente, nessuno dei due è in pericolo di vita. Sono stati affidati a un tutor, il primario del reparto, dottor Fawzi Shweiki. Una volta dimessi, dovrebbero essere collocati in una struttura protetta. "L'udienza è fissata per il 13 febbraio", ha spiegato l’avvocata Francesca Cribari.