video suggerito
video suggerito

Fratelli scomparsi, la faida con i vicini: “Gli fecero trovare il cane impiccato”

“Tutto è cominciato dall’abbaio di un cane”. Così Eleonora Mirabello, la sorella di Massimiliano e Davide Mirabello, spiega la faida aperta tra loro e le due persone oggi indagate per omicidio nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa dei due fratelli, spariti nel nulla lo scorso 9 febbraio. “I due pastori si lamentavano che il cane dei miei fratelli abbaiava, poi glielo hanno fatto ritrovare impiccato. Da lì è nato un odio lungo due anni”.
A cura di Angela Marino
161 CONDIVISIONI
Immagine

"Tutto è cominciato dall'abbaio di un cane". Così Eleonora Mirabello, la sorella di Massimiliano e Davide Mirabello, spiega la faida aperta tra loro e le due persone oggi indagate per omicidio nell'ambito dell'inchiesta sulla scomparsa dei due fratelli, spariti nel nulla lo scorso 9 febbraio. "I due pastori si lamentavano che il cane dei miei fratelli abbaiava, poi glielo hanno fatto ritrovare impiccato". È stato un susseguirsi di piccole vendette reciproche, una questione territoriale tra Davide e Massimiliano, originari di Vibo e Joselito e Michael Marras, padre e figlio di 52 e 27 anni, agricoltori di Dolianova, in Sardegna.

"Pensavo che fossero semplicemente usciti insieme quella sera – racconta a Fanpage.it Eleonora – invece una loro conoscente mi ha detto che nei pressi di casa loro c'era una grossa chiazza di sangue umano e che uno dei miei fratelli era stato colpito a una mano e una gamba con un coltello. Le chiesi come faceva a saperlo, mi disse che lo aveva indovinato…Poi i carabinieri sono andati sul posto e hanno appurato che si trattava effettivamente di sangue umano e che apparteneva sicuramente a Davide o Massimiliano. Mi chiedo come facesse la loro conoscente a saperlo a me no che non abbia visto o saputo da qualcuno".

Secondo Eleonora Mirabello la strada dove sarebbe avvenuta la colluttazione è una vita praticata da molte persone sia in auto, sia a piedi, per fare jogging. "È molto strano che nessuno abbia visto niente. Io vengo da una terra di ndrangheta, ma mai prima d'ora avevo visto una simile reticenza a collaborare". Le indagini della Procura intanto proseguono nel massimo riserbo. "Non mi dicono nulla – continua Eleonora – sono giorni di grande angoscia. Spero che il prima possibile qualcuno mi dia delle risposte. Finché non mi danno una certezza continuo a sperare che possano essere vivi".

161 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views