Francesco, morto di otite. L’omeopata disse al 118: “Non dategli antibiotici o tachipirina”
"Il mio assistito ha curato per oltre vent’anni migliaia di otiti con piena soddisfazione dei pazienti. Siamo di fronte a un evento luttuoso eccezionale che non era ipotizzabile. Il dottor Mecozzi è cosciente di aver fatto tutto quanto era in suo potere per guarire il bambino. Per questo siamo ansiosi di conoscere gli accertamenti dell’anatomo patologo affinché si scopra la natura del batterio. C’è grande dispiacere per quanto accaduto, ma il dottor Mecozzi non ha avuto limitazioni nel continuare a svolgere la sua professione medica". Sono le parole di Maria Lucia Pizza, avvocato difensore del dottor Massimiliano Mecozzi, l'omeopata che aveva in cura il piccolo Francesco, 7 anni, morto sabato scorso a causa delle complicazioni di un'otite curata con metodi alternativi. Il medico, in particolare, avrebbe prescritto al bimbo arnica montana, un preparato omeopatico che – secondo i cultori della materia – avrebbe proprietà antinfiammatorie. Ben altra tuttavia avrebbe dovuto essere la terapia. Secondo Fabio Santarelli, direttore del reparto di rianimazione pediatrica del Salesi di Ancona, la somministrazione di una cura antibiotica avrebbe debellato senza problemi la malattia. Anche l'autopsia, effettuata ieri, ha chiarito che Francesco è morto a causa di un'encefalite di natura batterica, patologia da trattare con antibiotici e non prodotti omeopatici.
Quella telefonata di Mecozzi al medico del 118: "Fate una semplice terapia domiciliare". Ma francesco era già in coma
L'eventualità di somministrare a Francesco dei medicinali "tradizionali" sarebbe stata però sconsigliata con fermezza proprio da Massimiliano Mecozzi. L'omeopata il 24 maggio scorso sarebbe arrivato a conversare al telefono con Mirko Volpi, medico del pronto soccorso dell’ospedale di Cagli: "Pronto, mi sente? Allora voi dovete fare una semplice terapia domiciliare al bimbo, d’accordo?", avrebbe detto Mecozzi: "Non se ne parla nemmeno — è la risposta secca del dottor Volpi — Il bambino è da codice rosso, c’è una grave situazione neurologica in corso, ora lo portiamo in ospedale…", avrebbe risposto Volpi.
Ottenuta la perentoria risposta da Volpi, Mecozzi avrebbe parlato con la madre di Francesco dicendole di non far somministrare a suo figlio né antibiotici né tachipirina. "Non glieli dia", avrebbe detto la donna a Volpi, il quale per evitare litigi avrebbe somministrato al piccolo una dose ridotta di antipiretico: "Signora — avrebbe replicato infastidito il medico — la tachipirina la diamo anche ai neonati". Ormai però era troppo tardi e l'infezione era già arrivata al cervello. Francesco sarebbe morto tre giorni dopo.