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Francesco Marando trovato morto in casa, è svolta: arrestati i figli per omicidio, uno è minore

A Bovalino fermati due figli del 56enne Francesco Marando: sono accusati di aver ucciso il padre a colpi di arma da fuoco dopo un’accesa lite e aver cercato di occultare il cadavere, rinvenuto solo il giorno dopo. Il più grande ha confessato il delitto dando la sua versione dei fatti: “Era diventato violento con noi e mamma”.
A cura di Antonio Palma
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Immagine di repertorio
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È svolta nelle indagini sulla misteriosa morte di Francesco Marando, il 54enne di San Luca, in provincia di Reggio Calabria, trovato senza vita il 12 gennaio scorso con una piccola ferita circolare in testa in un’abitazione di famiglia a Bovalino, nella Locride. Nelle scorse ore, infatti, i carabinieri hanno fermato due figli dell'ex commerciante con l’accusa di omicidio. Si tratta di due giovani tra cui uno minorenne.

Per l’accusa i due avrebbero ucciso il padre con un’arma da fuoco al culmine di un'accesa lite nata da dissidi familiari di lunga data. A sparare sarebbe stato il fratello maggiore, poi insieme avrebbero cercato anche di disfarsi del cadavere del genitore, trovato solo il giorno dopo. Per questo su di loro grava anche l’accusa di occultamento di cadavere e porto abusivo di armi.

Francesco Marando ucciso con una pistola

Il cadavere di Francesco Marando era stato rinvenuto a seguito delle richieste di auto degli stessi familiari al 112 nel tardo pomeriggio di domenica 12 gennaio. L’uomo, che giaceva senza vita in uno stabile alla periferia della cittadina a ridosso della Strada statale 106, però era morto già dal giorno precedente, come stabilito dal medico legale. Questo ha insospettito gli inquirenti che si sono concentrati sulle ore precedenti alla morte, arrivando infine a i due figli.

Per l’accusa, durante una lite, il maggiore avrebbe esploso alcuni colpi di pistola calibro 38 contro il padre, uccidendolo sul colpo. Poi i due fratelli avrebbero nascosto il corpo in un locale interrato dell'abitazione di Bovalino e fatto sparire l'arma del delitto.

Il figlio maggiore confessa: "Era diventato violento con noi e mamma"

A incastrare i due fratelli l’esame dei video delle telecamere di videosorveglianza della zona che hanno immortalato tutti i loro spostamenti. Mentre gli inquirenti stingevano il cerchio attorno a loro, il figlio maggiore si è presentato spontaneamente in caserma accompagnato dai suoi legali confessando il delitto e ricostruendo le fasi di quanto accaduto. "Era diventato violento con noi figli e con mia madre. Dopo l’ennesimo diverbio l’ho ucciso" ha detto il giovane dando al sua versione dei fatti.

Il giovane ha indicato agli inquirenti anche il luogo in cui lui e il fratello si erano disfatti dell'arma del delitto, una pistola a tamburo calibro 38 priva di matricola, rinvenuta in un'area isolata del Comune di Ardore all'interno di un sacco contenente anche bossoli e munizioni.

Tutto il materiale è stato sequestrato ed è oggetto di indagine scientifiche da parte del Ris dei carabinieri così come la vettura della vittima, rinvenuta nei giorni scorsi nascosta in una zona di campagna alla periferia di Bovalino.

Dopo il fermo dei due fratelli, le indagini infatti proseguono per stabilire con esattezza il movente del delitto, in particolare si indaga sui rapporti familiari e delle persone coinvolte per ricostruire il movente e la dinamica che ha portato all’omicidio di Francesco Marando.

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