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“Forni crematori” per la fornaia dello striscione sul 25 aprile: la minaccia dei naofascisti di Ascoli

Neofascisti ascolani hanno esposto uno striscione con la scritta “ai forni” – riferendosi a quelli crematori impiegati nei campi di sterminio – nei confronti di Lorenza Roiati, titolare del panificio che due giorni fa, in occasione della Festa della Liberazione, ha appeso sulla facciata del suo locale un lenzuolo con la scritta: “25 Aprile, buono come il pane bello come l’antifascismo”.
A cura di Davide Falcioni
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Un gruppo di neofascisti di Ascoli Piceno ha evocato i "forni" – con un chiaro riferimento a quelli crematori impiegati nei campi di sterminio – nei confronti di Lorenza Roiati, titolare del panificio "L’assalto ai forni" di Piazza Arringo che due giorni fa, in occasione della Festa della Liberazione, ha appeso sulla facciata del suo locale un lenzuolo con la scritta: "25 Aprile, buono come il pane bello come l’antifascismo", a seguito del quale è stata sottoposta a ben due controlli di polizia consecutivi nell'arco di una manciata di ore.

Ebbene, ieri sera – sabato 26 aprile – è comparso in via Luigi Marin, ad un centinaio di metri dalla sede della Questura di Ascoli Piceno, uno striscione che inneggia "Ai forni", scritta preceduta dalle parole "L’assalto", cancellate. Lo striscione – inequivocabilmente inneggiante l'olocausto – è stato rimosso in serata. Ad appenderlo sono stati alcuni militanti dell'estrema destra ascolana, un gruppuscolo di nostalgici degli orrori del fascismo piuttosto attivo in città. Gli stessi hanno esposto un altro striscione a poca distanza: "Da quel forno un tale fetore, che diventa simpatico anche il questore".

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"I fascisti sono sempre scappati davanti ai partigiani. E lo fanno ancora"

La doppia provocazione della destra ascolana non è ovviamente passata inosservata. Pietro Perini, figlio del comandante partigiano Spartaco ed ex presidente provinciale dell'ANPI, ha ricordato che "i fascisti sono sempre scappati davanti ai partigiani, come ricordava Enrico Berlinguer, e anche questa volta non si sono smentiti approfittando dell'oscurità per appendere lo striscione, al contrario di Lorenza Roiati, che ha esposto il suo alla luce del giorno".

L'ANPI: "Clima figlio delle politiche repressive legiferate dal governo"

L'ANPI provinciale ha ricordato che "quello celebrato quest’anno nel territorio Piceno è stato un '25 aprile' davvero partecipato e sentito, non solo nel capoluogo ma in molti piccoli centri della provincia". Una festa che ha visto la presenza di tanti giovani, "che hanno voluto esprimere la propria condivisione con gli ideali che spinsero tanti loro coetanei di ottant’anni fa a fare la scelta giusta, imbracciando le armi per combattere contro i fascisti e i tedeschi".

L'associazione dei partigiani spiega che la Festa della Liberazione è stata disturbata "dall’attenzione che le forze dell’ordine, ma più di tutto dalla polizia locale amministrativa (attivissima in un giorno festivo), hanno riservato all’esposizione di un lenzuolo con la scritta '25 aprile, buono come il pane, bello come l’antifascismo', apposto da Lorenza Roiati all’esterno della sua panetteria in piazza Arringo. Un’attenzione davvero eccessiva e preoccupante, frutto delle nuove politiche repressive legiferate dal nostro governo nei confronti di chi manifesta del tutto pacificamente il proprio pensiero".

Rita Forlini, vicepresidente vicaria dell'ANPI provinciale di Ascoli Piceno
Rita Forlini, vicepresidente vicaria dell'ANPI provinciale di Ascoli Piceno

L’ANPI provinciale di Ascoli Piceno "esprime tutta la propria preoccupazione di fronte a questi episodi che sembrano avvenire in evidente disarmonia con la comprovata fedeltà ai valori costituzionali espressa in più occasioni dai vertici territoriali delle stesse forze dell’ordine e del governo. Anche lo striscione inneggiante ‘ai forni', di chiara paternità neofascista, in demenziale risposta ai fatti di piazza Arringo, desta motivo di allarme in quanto gli autori di tali bravate, sebbene ben noti agli addetti ai lavori, non sono oggetto delle stesse attenzioni riservate a chi esprime un pensiero perfettamente in linea con i valori della nostra carta costituzionale".

Il Collettivo Caciara: "Si istituisca un museo della Resistenza"

Anche Andrea Dominici – membro del Collettivo Caciara e consigliere comunale – ha giudicato l'episodio "l'ennesima vergogna in poche ore" ricordando che "lo striscione del 25 aprile è stato messo alla luce del sole e rivendicato da centinaia di persone, questo lo hanno messo di notte e nessuno che ne rivendichi la ‘paternità' per citare il vigile identificatore dell'Assalto ai Forni. Noi lottiamo per una città che sia riconosciuta, anche a livello nazionale, per quello che davvero è: una città medaglia d'oro al valore militare per attività partigiana. Ascoli è Antifascista. Per questo anche in consiglio comunale ho presentato un'interrogazione sull'istituzione di un museo della Resistenza ascolana e ne presenteremo come opposizione un'altra per chiarire i fatti accaduti a Lorenza Roiati".

Le nostalgie della destra ascolana: dalla cena fascista ai tributi a Mussolini

Da tempo Ascoli Piceno finisce sovente al centro delle cronache sia locali che nazionali per episodi legati al naofascismo. Il sindaco, Marco Fioravanti (Fratelli D'Italia), nell'ottobre del 2019 partecipò alla celeberrima cena commemorativa della Marcia su Roma nella vicina Acquasanta Terme, borgo teatro nel marzo del 1944 di un eccidio ad opera dei Repubblichini e dei Nazisti che costò la vita a 42 persone nelle frazioni di Pozza e Umito. Tra le vittime anche una bambina di 11 mesi bruciata viva davanti agli occhi della mamma. Fioravanti in seguito tentò di giustificarsi affermando di non aver visto il busto di Mussolini e il fascio littorio stampati sul menù.

Più di recente, lo scorso gennaio gli stessi individui che hanno ieri evocato i forni crematori avevano esposto uno striscione con la scritta: "Viva M figlio del secolo": "M" è ovviamente Benito Mussolini, il dittatore che trascinò l'Italia e il mondo nella Seconda Guerra Mondiale e che, con le sue scelte, decretò la morte di milioni di persone, inclusi centinaia di migliaia di soldati italiani uccisi tra i deserti africani, le montagne greche e albanesi e le gelide steppe russe in quella che il fondatore del fascismo credeva sarebbe stata una trionfale avventura coloniale, rivelatasi invece un assoluto e sanguinoso fallimento.

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Gli stessi "nostalgici" piceni di recente – e come di consueto stando ben attenti a non essere visti – hanno esposto un lenzuolo con la scritta "Antifascismo = mafia" al Liceo Scientifico A. Orsini di Ascoli. Poi è andata in scena un'altra iniziativa a cura del gruppo Ascoli Identitaria intitolata "Squarcia l'Apatia", " una giornata di musica, identità e rivoluzione" che si è svolta – questa volta alla luce del sole – il 5 aprile. Per la cronaca: "Squarcia" è anche il cognome di un uomo – Ferruccio – che a metà degli anni trenta partì con il Corpo Truppe Volontarie per la Guerra Civile spagnola in appoggio del dittatore Francisco Franco e delle forze spagnole nazionaliste.

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