Foggia. Cinque contro uno, pestato a sangue per aver difeso un ragazzo gay
L'hanno massacrato di botte per aver difeso un ragazzo a sua volta aggredito ed etichettato come gay da un gruppetto di balordi. La vittima è un ventenne colombiano intervenuto in piazza Mercato a Foggia, costretto a ricorrere alle cure del Pronto soccorso del Policlinico di Foggia, dove gli sono state medicate ferite al volto guaribili in alcuni giorni. A confermarlo sui social è l'associazione Arcigay Le Bigotte. "Mentre a Brindisi, in occasione del Puglia Pride, sfilavano centinaia di persone in difesa dei diritti LGBTQ+, noi ci troviamo ancora una volta a dover ribadire la vergogna che proviamo per le nostre istituzioni, che non sono state in grado di garantire alla nostra comunità una legge che la protegga da simili violenze. Noi non vogliamo fuggire da Foggia, noi vogliamo che Foggia sia amministrata da chi non ha interesse a creare un clima di odio e discriminazione. Vogliamo che nelle scuole si insegni il rispetto di tutte le diversità. Vogliamo una legge regionale che garantisca formazione, prevenzione, accoglienza. Vogliamo tutele per la comunità LGBTQ+, per i nostri fratelli e le nostre sorelle di colore, per le donne, per le persone con disabilità, per tutti" si legge.
L'aggressione
Stando alle ricostruzioni, il ragazzo picchiato sabato sera era in compagnia di una sua amica di 19 anni quando ha notato un gruppo di cinque ragazzi che se la prendeva con un giovane, etichettandolo come gay e insultandolo pesantemente: è intervenuto per difenderlo, ma è stato preso a calci e pugni dalla gang. Riusciti a scappare insieme all'amica, ha poi contattato la Polizia. Durante la fuga la ragazza ha perso lo zaino con soldi e documenti che è poi stato ritrovato, ma vuoto, a qualche metro di distanza dal luogo dell'aggressione.
La denuncia dell'associazione Arcigay Le Bigotte
Arcigay Le Bigotte prosegue: "Il fatto che sia stato un ragazzo di colore a subire una così violenta aggressione, ci spinge a ribadire la riflessione (a più riprese sottolineata nei nostri interventi pubblici) riguardo la necessità di un’alleanza, di una comunione di intenti, tra le minoranze. Non vogliamo che sia una guerra, non ci piace il linguaggio bellico, ma in un paese che ci lascia soli e privi di strumenti di difesa, tocca stringerci ai nostri alleati e parare i colpi". E conclude: "Oggi, con l’amaro in bocca, esprimiamo tutta la nostra solidarietà e gratitudine a Carlos, a Emanuela e a chi è stato coinvolto nella rissa, ci lecchiamo le ferite ancora una volta, ci affidiamo alle autorità che (speriamo) faranno il loro lavoro e da domani imbracciamo le nostre bandiere arcobaleno per riprendere posto nella nostra pacifica e resistente lotta per la parità di diritti. Forza Carlos"