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Foggia, assenteisti subito reintegrati: la sospensione dura solo 165 giorni

Quattro dipendenti assenteisti di Foggia sono finiti agli arresti domiciliari per truffa aggravata: dopo aver timbrato il cartellino, passavano l’orario di lavoro in centro o a fare shopping. Dopo soli 165 giorni di sospensione, però, hanno riavuto il posto, in attesa della sentenza definitiva.
A cura di C. T.
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Milano, 09 novembre 2006; Ufficio Anagrafe; Sportelli; foto di © Massimo Viegi / Emblema - Pubblico Impiego

Lo scorso aprile quattro dipendenti degli uffici servizi sociali e dell'osservatorio politiche sociali di Foggia sono stati messi agli arresti domiciliari per truffa aggravata. Sulla carta risultavano impiegati modello: sempre puntuali e zelanti sul lavoro. In realtà, da febbraio a maggio 2014, M. G., 66 anni, G. C., di 55, F. F., di 34, e M. P.a, di 46, timbravano semplicemente il cartellino ma, invece di essere in ufficio, passavano il loro orario lavorativo in centro a fare shopping o al mercato. Non un ritardo occasionale o una pausa caffè un po' più lunga, ma un vero e proprio sistema accertato e filmato dai carabinieri.

La punizione per i quattro assenteisti, però, è durata poco: come riporta TgCom24, arrestati ad aprile 2015, a settembre i quattro dipendenti assenteisti hanno riavuto il posto di lavoro in attesa della sentenza definitiva, avendo, in pratica, solo 165 giorni di sospensione. "È un fenomeno che va assolutamente controllato, monitorato e punito, perché è logico che non si può tollerare una situazione del genere", ha commentato il responsabile dell'ufficio provvedimenti disciplinari. Il problema principale, però, ha spiegato, sta nella grande quantità di procedure formali che inevitabilmente complicano l'applicazione più severa della legge.

I carabinieri avevano scoperto che i quattro colleghi  si presentavano "ripetutamente e alternativamente in ritardo sul luogo di lavoro" e spesso "si sarebbero allontanati dallo stesso nel corso dell’orario giornaliero previsto dal contratto", anticipando più volte l’uscita. Il sistema funzionava alla perfezione, grazie alla collaborazione tra i quattro. In particolare, le forze dell'ordine si erano concentrati sul modus operandi di M. G.. La donna entrava la mattina presto in ufficio e, dopo aver timbrato regolarmente il suo badge, provvedeva a timbrare anche quelli dei colleghi indagati che entravano in ufficio "in orari molto più comodi". I colleghi, invece, timbravano il cartellino della donna in uscita all’orario contrattuale mentre lei si allontanava, assieme ad altri, dal posto di lavoro molto prima. Inoltre per l'accusa i quattro dipendenti sarebbero spesso andati via dall’ufficio durante l’orario di lavoro senza registrare l’uscita e il rientro mediante l’orologio marcatempo.

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