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Covid 19

Focolaio logistica, SiCobas scrive al governo: “Incontro urgente dopo i contagi in Bartolini”

SiCobas ha chiesto un incontro urgente ai ministri Nunzia Catalfo e Stefano Patuanelli per “definire soluzioni atte da un lato a tutelare pienamente la salute dei lavoratori e della collettività, dall’altro a tutelare i livelli salariali e occupazionali” dopo lo scoppio del focolaio di Coronavirus presso la Bartolini, oggi Brt, di Bologna e degli altri casi di contagio che si sono diffusi a macchia d’olio nel settore della logistica in quel territorio.
A cura di Ida Artiaco
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"Chiediamo con la massima urgenza la convocazione di un incontro con i rappresentanti del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e del MISE, al fine di definire soluzioni atte da un lato a tutelare pienamente la salute dei lavoratori e della collettività, dall'altro a tutelare i livelli salariali e occupazionali". Si conclude così la lettera con la quale SiCobas ha chiesto un confronto con i ministri Nunzia Catalfo e Stefano Patuanelli dopo lo scoppio del nuovo focolaio di Coronavirus presso la Bartolini, oggi Brt, in zona Roveri a Bologna, dove sono risultati positivi 107 dipendenti più due driver. Non solo. Secondo il sindacato il problema sarebbe molto più grosso, con il contagio che si sarebbe già diffuso a macchia d'olio in altri magazzini di quel territorio che si occupano di logistica, perché, come si legge nella mail inviata ai titolari dei due dicasteri, che Fanpage.it ha potuto visionare, "l'emergenza sanitaria sui luoghi di lavoro è tutt'altro che risolta: al contrario, la cronaca di questi giorni testimonia chiaramente come questi ultimi rappresentino i principali cluster di contagio".

Il riferimento è ovviamente al "caso della BRT di Roveri (Bologna), oramai divenuto di pubblico dominio, con ben 109 contagiati in soli 5 giorni, che è la riprova più evidente e impietosa di quanto il nostro sindacato denuncia da mesi. D'altra parte, i numeri dei contagi alla BRT di Bologna rappresentano solo la punta dell'iceberg: solo nei poli logistici del capoluogo bolognese si registrano in queste ore nuovi focolai alla Palletways, alla TNT, alla DHL e alla CDL (distribuzione quotidiani); per non parlare della vera e propria mattanza che nel pressochè totale silenzio dei media si è prodotta in questi mesi nei magazzini del milanese, del piacentino, del bergamasco e del bresciano". Secondo i Cobas, sin dall'inizio dell'emergenza sanitaria "emergevano con chiarezza innumerevoli criticità riguardo l'effettiva applicazione delle suddette norme e degli stessi protocolli a tutela dei lavoratori all'interno dei poli della logistica: questi ultimi, infatti, per la natura stessa delle attività svolte, per l'organizzazione del lavoro interna ai magazzini e per l'alta densità di personale operativo a distanza ravvicinata, hanno continuato a determinare assembramenti, e ad operare in assenza di reali forme di tutela dal contagio".

Il sindacato ha anche aggiunto che "alla luce di queste criticità, a cui si sono aggiunti i notevoli ritardi nell'erogazione degli ammortizzatori sociali (fattore, quest'ultimo, che ha “spinto” migliaia di lavoratori a chiedere il ritorno in attività), ha chiesto a tutte le aziende fornitrici il varo di specifici Protocolli tesi a contingentare il numero di operatori nello stesso turno, ma solo in alcuni casi le parti datoriali hanno acconsentito alla stipula di tali accordi. Al contrario – si conclude – in gran parte dei principali hub della logistica, le aziende committenti (in gran parte multinazionali) hanno di fatto incentivato l'utilizzo di manodopera temporanea, andando in tal modo ad alimentare ulteriormente gli assembramenti nei magazzini".

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