Flotta di mezzi e codice cifrato, così la ‘ndrangheta riforniva di droga tutta Italia: 57 arresti
Una flotta di mezzi appositamente preparati con complicati sistemi di doppifondi per nascondere la droga e un codice cifrato per le comunicazioni tra i membri dell'organizzazione criminale, così la Ndrangheta riusciva a importare ingentissime quantità di stupefacenti dall'estero e a rifornire le principali piazze di spaccio in tutta Italia, da nord a sud. Lo hanno scoperto i finanzieri del Comando di Catanzaro e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma che oggi hanno eseguito 57 mandati di arresto nei confronti di altrettante persone ritenute affiliate o vicine alle ‘ndrina Pesce-Bellocco che avevano messo in atto una ramificata organizzazione criminale volta al traffico internazionale di stupefacenti.
Nel dettaglio, l’indagine, coordinata dalla DDa di Reggio Calabria, vede indagate complessivamente 93 persone e ha portato a 43 misure di custodia cautelare in carcere e a quattordici misure di arresti domiciliari tra Calabria, Sicilia, Piemonte, Puglia, Campania, Lombardia e Valle d’Aosta. Tra gli arrestati ci sono esponenti di spicco delle cosche della ‘ndrangheta del Reggino che si erano specializzate nell'importazione di ingenti quantitativi di cocaina dal Sudamerica attraverso i porti del Nord Europa o della Spagna, e della successiva distribuzione in molte regioni italiane e anche a Malta. Contemporaneamente i finanzieri hanno sequestrato beni ritenuti nelle disponibilità degli arrestati per un valore complessivo stimato in 3,7 milioni di euro.
Nel dettaglio, l'operazione, denominata non a caso “Crypto", ha scoperto che gli indagati per comunicare usavano SIM comprate in Germania e intestate a soggetti di comodo, ma senza mai parlare e usando esclusivamente SMS. Inoltre adottavano tra di loro un codice cifrato in cui a ogni lettera dell’alfabeto corrispondeva un numero e che solo loro riuscivano così a comprendere. Proprio decifrando alcuni di questi messaggi è stato possibile capire il modus operandi dell’organizzazione e ricostruire numerosi episodi di importazione di sostanze stupefacenti. La droga, che partiva da Olanda, Germania e Belgio, veniva trasportata in autovetture appositamente preparate con doppifondi che passavano inosservati e giungeva sempre a Rosarno dove poi veniva smistata ad altre organizzazioni criminali, compresa la mafia.