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“Fino a che ce ne sarà”: la vertenza degli operai ex-Gkn a una svolta

Gli operai dell’ex Gkn di Campi Bisenzio hanno interrotto dopo 13 giorni lo sciopero della fame. Ma la battaglia per l’attuazione del piano industriale scritto da operai e movimenti ecologisti non è ancora finita.
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Le foto sono di Mattia Paluello
Le foto sono di Mattia Paluello

Di Giorgio De Girolamo e Ferdinando Pezzopane

Due presidi permanenti. Quello alla fabbrica di Campi Bisenzio, la ex-Gkn che produceva semiassi per automobili, e quello nel centro di Firenze, in piazza Indipendenza, a pochi minuti dalla stazione e dalla Basilica di Santa Maria Novella. Prima un grande corteo il 18 maggio, quindi una tendata durata due settimane nei giardini del palazzo della Giunta regionale. E ancora il muro di gomma delle istituzioni resisteva alle pressioni della mobilitazione degli operai. Quindi dal 4 giugno l’inizio dello sciopero della fame di 3 operai dell’ex-GKN. Dopo 13 giorni la scelta di sospenderlo perché uno spiraglio di luce si è aperto nell’indifferenza che ha avvolto negli ultimi mesi la vertenza.

L’iter per l’approvazione della legge regionale che istituisca un consorzio pubblico per favorire la reindustrializzazione dello stabilimento di Campi Bisenzio è stato avviato, e la proposta assegnata alla seconda commissione del Consiglio. Si tratta dello strumento che potrebbe sostenere l’attuazione del progetto di reindustrializzazione in senso ecologicamente sostenibile, prevedendo la produzione di pannelli fotovoltaici e di cargo bike per la logistica di prossimità Un piano industriale scritto dagli operai e da economisti, giuristi, scienziati sociali e ingegneri che hanno messo le loro competenze a disposizione della vertenza.

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L’impegno del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo è quello di far proseguire il più velocemente possibile l’iter della legge. Di tempo infatti, da inizio aprile – quando la proposta è stata inviata a tutti i gruppi consiliari (Mazzeo compreso), assessori e presidente di Regione –  ad oggi, ne è già stato perso pure troppo. Servirà però anche un impulso politico da parte della Giunta, che dovrà sostenere politicamente e finanziariamente la proposta di legge e la successiva costituzione del consorzio: un passaggio fondamentale che ancora non si è avuto.

L’idea di una fabbrica socialmente integrata e della realizzabilità di una vera transizione ecologica si fa strada quindi nell'aula del Consiglio regionale della Toscana. La speranza è che il PD e il centrosinistra si accorgano della possibilità di costruire un’alternativa al deserto di politiche industriali della destra al governo.

C'è la possibilità di non intervenire nelle crisi industriali solo con forme di sussidi diretti e indiretti alle imprese che già esistono, e che in Gkn hanno già impegnato risorse per oltre 50 milioni di euro in forma di ammortizzatori sociali, ma immaginando un modello di intervento pubblico virtuoso e in grado di risanare settori, come quello dell’automotive, in costante distruzione a causa delle delocalizzazioni. Si potrebbe così tutelare un patrimonio industriale in dismissione, che può avere un ruolo centrale nell’affrontare la transizione ecologica. Andando contro la tendenza generale che è ben rappresentata anche dalla recente notizia dell’uscita di Leonardo da Industria Italiana Autobus e dalla scelta di disimpegno del governo Meloni rispetto alla gestione di un settore strategico e critico proprio per la transizione ecologica, come la mobilità pubblica sostenibile.

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Crisi e rinascita dell’ex-GKN: tra lotta e innovazione ecologica 

Lo stabilimento ex-GKN di Campi Bisenzio, azienda produttrice di semiassi per automobili, è il sintomo di una serie di crisi: da un lato era un’azienda sana, acquistata nel 2018 dal fondo finanziario Melrose che decide di licenziare i lavoratori in linea con il proprio mantra aziendale – Buy, improve, sell – per capitalizzare e dall’altro lato è però calata in un contesto di lento declino del settore dell’automotive italiano di cui fa parte e che anche in virtù delle scelte conservatrici operate dalla principale casa automobilistica italiana, la FIAT, si trova a dover gestire una riduzione della domanda di componentistica dal suo principale acquirente.

Il Collettivo di Fabbrica ex-GKN dall’apertura delle procedure di licenziamento del 9 luglio 2021 ha dato vita a un’assemblea permanente con occupazione dello stabilimento e ha successivamente animato a più riprese diverse manifestazioni a Firenze, con migliaia di partecipanti e varie organizzazioni solidali convergenti, tra cui i movimenti ecologisti e transfemministi, così come la comunità palestinese.

Le realtà ecologiste sin da subito hanno sostenuto la vertenza del Collettivo di Fabbrica ex-GKN, cercando di dare continuità al progetto dei lavoratori di produzione di pannelli fotovoltaici e cargo-bike, il cui obiettivo era di problematizzare le proprie capacità produttive e metterle in rete per costruire un nuovo orizzonte possibile, che ricucisse la frattura artificiale, prodotta dalle élite, tra ecologia e classe operaia.

Più recentemente proprio gli ecologisti sull’onda dell’esperienza di lotta con il Collettivo ex-GKN, hanno dato vita a una campagna sui “Lavori Climatici”, basata su un’attenta analisi dello stato in cui versa il settore di produzione di mezzi pubblici italiano e il cui obiettivo è mettere in evidenza come un investimento proprio in questo tipo di produzione potrebbe determinare l’emergere di un’occupazione di qualità sia sul piano salariale, ma anche sul piano della salute e in linea con le necessità più generali di una società ecologista e in rottura rispetto al sistema economico dominante.

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Ex Gkn: aspettando la reindustrializzazione

Intanto, in Regione Toscana al netto delle generali tendenze espresse su scala nazionale all'arretramento dell’intervento pubblico nell’economia, la lotta del Collettivo maturata in quasi 3 anni di mobilitazioni, ha prodotto un avanzamento positivo, ma restano 6 mesi di stipendi non pagati. La richiesta più urgente resta quindi quella del commissariamento in deroga alla normativa vigente di QF, la società attualmente proprietaria dell’azienda e dello stabilimento, il cui liquidatore, nonostante una recente sentenza pilota abbia condannato la società a pagare gli stipendi al dipendente ricorrente, si rifiuta di pagarli adducendo l’inagibilità dello stabilimento e il presunto stato di illegalità dell’occupazione come ragione valida per non farlo, in quanto impeditiva di ogni rilancio industriale

Lo sciopero della fame è stato solo sospeso. Il presidio in piazza Indipendenza resta a guardia delle rivendicazioni più urgenti, commissariamento e stipendi, e del rispetto dei tempi per l’approvazione della legge. Il rilancio è al prossimo 12 luglio, a tre anni dall’inizio della vertenza. Un corteo e/o un concerto, a Firenze o ai cancelli dello stabilimento. Non si pensi che sia stato solo il ricorso a quello che lo storico americano Kevin Grant leggeva essere, a ragione, come la principale delle “weapons of the weak”, le armi dei deboli. In questo caso lo sciopero della fame è stato uno strumento che si è inserito in una lunga lotta collettiva, a cui non è mai mancata la forza della mobilitazione.

Dopo centinaia di migliaia di persone coinvolte in tutta Italia, quei corpi per 13 giorni non hanno suscitato disperazione o compianto. Ancora una volta sono rimasti corpi scomodi che ci ricordano la dignità della lotta. Fino a che ce ne sarà. Non importa, conta solo stare ancora una volta tuttə unitə intorno al Collettivo di fabbrica e agli operai della ex-Gkn. "Fino a che ce ne sarà", come dice la canzone che ha fatto ormai il giro di Europa.

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