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“Finiscila o ti taglio la testa”: minacce al giornale antimafia “I Siciliani”

Nella busta, oltre alle minacce, anche la prima pagina del giornale con la testa ritagliata di Giovanni Caruso, responsabile della redazione catanese de “I Siciliani Giovani”.
A cura di Fabio Giuffrida
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i siciliani giovani

"Tagghila o ti scippu a testa" ("Finiscila o ti taglio la testa"), questa la lettera minatoria recapitata nella sede del giornale antimafia "I Siciliani Giovani", diretto da Riccardo Orioles, braccio destro di Pippo Fava, a sua volta fondatore de "I Siciliani". Nella busta, oltre alle minacce, anche la prima pagina del giornale di febbraio con la foto della redazione al completo e la testa ritagliata di Giovanni Caruso, responsabile della redazione catanese de "I Siciliani Giovani". Un vero e proprio avvertimento.

Fonti autorevoli ci confermano che la lettera sia stata scritta al pc e poi stampata: sono lontani i tempi in cui le minacce venivano "costruite" con le lettere ritagliate dei giornali locali.

Perché la mafia teme "I Siciliani Giovani"

Il destinatario della missiva è senza dubbio il responsabile della redazione catanese de "I Siciliani Giovani" che, alcuni giorni fa, ha annunciato pubblicamente l'acquisizione di un bene confiscato alle famiglie mafiose del capoluogo etneo.

A dare fastidio alla mafia, dunque, potrebbero essere state due circostanze. La prima: la decisione della Geotrans, azienda di autotrasporti un tempo appartenuta alla famiglia mafiosa degli Ercolano (secondo gli inquirenti direttamente riconducile a Giuseppe Ercolano, ndr), oggi sotto amministrazione giudiziaria, che ha deciso di distribuire le copie de "I Siciliani Giovani" anche al Nord Italia. La seconda: un immobile confiscato alla criminalità organizzata, sito nel quartiere Borgo e intitolato al magistrato antimafia catanese Giambattista Scidà, che è stato affidato all'associazione "I Siciliani Giovani".

Lettera minatoria recapitata il 19 luglio

La busta è stata recapitata il 19 luglio – mentre tutta Italia celebrava i venticinque anni dalla strage di via D'Amelio in cui persero la vita Paolo Borsellino e la sua scorta – nella sede del giornale che si trova a San Cristoforo, quartiere catanese ad alta densità criminale.

Subito dopo la denuncia, sono scattate le indagini della Squadra Mobile di Catania con il sopralluogo in via Cordai – in cui ha sede il giornale antimafia – e con il sequestro della lettera incriminata.

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