Fine vita, malato di Sla scrive a Papa Francesco: “Talvolta morire è l’unica scelta”
“Quando il dolore fisico ti fa urlare ma non puoi perché non hai voce e il dolore resta facendoti impazzire. Caro Papa Francesco allora comprendi che c'è un'unica via d'uscita, andartene”. Sono le parole, nero su bianco, che Gianfranco Bastianello, 63 anni e malato di Sla da quando ne aveva 14, ha inviato al Pontefice. Un testo che arriva il giorno dopo la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale ha ritenuto non punibile l’aiuto al suicidio a determinate condizioni. Una decisione di fronte alla quale i vescovi hanno espresso “sconcerto e distanza“. Lo stesso Bergoglio avrebbe considerato l’ eutanasia una via di comodo. E per questo motivo Bastianello, ex responsabile della comunicazione dell’hotel Danieli di Venezia, ha deciso di scrivergli una lettera.
Scrivo a Papa Francesco – spiega – delle conseguenze della sofferenza perché la conosco molto da vicino" anche nell'assistenza di tanti disabili. E "eutanasia o suicidio assistito – si legge nella missiva – non sono soluzioni di comodo o sbrigative. Te lo assicuro". "Il diritto di vita o di morte lo ha solo Dio?. Ma Dio – continua – oltre il sopportabile non lo può permettere. La vita è sacra?. Ma che sacralità c'è in questa sofferenza sempre non voluta e cercata? Nulla di sbrigativo e di comodo, ma – conclude rivolgendosi al Papa – solo il momento di scegliere, l'unica scelta".
Bastianello racconta all’Ansa di “combattere da sempre per rovesciare lo stato delle cose: ma è una battaglia persa“. “Non ho fiducia nei politici – afferma ancora – e la loro discussione lascia il tempo che trova“. Il 63enne ha trascorso gli ultimi dieci anni in carrozzina, riporta La Nuova Venezia, e da quando è in pensione si impegna per la causa dei disabili: “Dirigo una sorta di telefono amico per le emergenze di carattere sociale, per consulenze. Faccio da tramite per dare voce a coloro che non sanno come muoversi, per un aiuto concreto”. Ad esempio una raccolta fondi per garantire la riabilitazione domiciliare ai malati che non hanno possibilità economiche. “Già – sottolinea Gianfranco – chi ha le risorse va avanti, gli altri…Ci si sente umiliati a chiedere sempre l’elemosina“. “Sono pessimista, ma non mollo nello spronare gli altri a lottare, credere nella vita e, nel contempo cerco soluzioni, come la raccolta fondi, perché c’è chi sta peggio di me e che per certe strutture siamo un ‘peso’“, conclude Bastianello.