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Fine vita, giudice di Treviso autorizza l’interruzione delle cure. Altro caso Englaro?

Clarice di Tullio, giudice di Treviso, ha accordato a una donna la possibilità di rifiutare le cure qualora i medici ritengano che la sua situazione sanitaria sia senza speranza.
A cura di Alfonso Biondi
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Biotestamento

Un altro caso che sicuramente farà discutere, un altro caso che ricorda quello di Eluana Englaro. Il dibattito sul fine vita e sul biotestamento si riaccende attorno alla vicenda di una donna di 48 anni di San Polo di Piave (Treviso) per la quale il giudice Clarice di Tullio ha sancito la possibilità di rifiutare trasfusioni di sangue e altre cure mediche qualora "i medici ritengano che la situazione sanitaria sia senza speranza".  Parliamo di un'eventualità, certo, ma la decisione del giudice è di quelle che non passano sotto silenzio.

La donna è testimone di Geova (la sua religione vieta le trasfusioni) ed è malata di sclerosi multipla da 20 anni. Nel 2007 aveva scritto le sue volontà, chiedendo che suo marito diventasse il suo "testamento biologico" vivente: "Voglio che mio marito- scriveva la donna- possa negare il consenso alle emotrasfusioni e ad altre terapie volte a protrarre artificiosamente la mia vita laddove i medici ritengano che la mia situazione sanitaria sia senza speranza".

Nello stesso anno la donna subì una tracheotomia e, durante la convalescenza in ospedale, chiese e ottenne di essere raggiunta dal giudice civile Clarice di Tullio cui propose un ricorso affinché suo marito diventasse il suo "amministratore di sostegno". L'amministratore di sostegno è una figura giuridica che, tra i propri poteri, ha anche facoltà di compiere degli atti al posto di una determinata persona.

E il giudice ha deciso di accogliere la proposta della donna. Si tratta di una decisione che ha avuto parere favorevole sia dalla Procura di Treviso (che l'ha definita "motivata, articolata, condivisibile e giuridicamente ineccepibile") che dalla dottoressa Valeria Castagna, presidente del tribunale di Treviso.

La donna al momento è capace di intendere e di volere, ma se dovesse perdere conoscenza sarà suo marito a decidere sul suo destino e la sua volontà non dovrebbe essere modificabile. Le cose però potrebbero cambiare presto, dato che la decisione presa dal giudice cozza col disegno di legge sul fine vita passato alla Camera lo scorso 12 luglio. Affinché il ddl si trasformi in legge ora manca solamente l'ultimo passaggio in Senato.

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