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Fine vita, Cappato si è autodenunciato dopo la morte di Elena: “Aiuteremo ancora chi lo chiederà”

Marco Cappato si è presentato questa mattina dai carabinieri a Milano per autodenunciarsi dopo avere accompagnato la signora Elena, malata terminale di cancro, al suicidio assistito in Svizzera: “Sono pronto a rifarlo”.
A cura di Susanna Picone
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Marco Cappato, come annunciato già ieri, si è recato questa mattina presso la stazione dei carabinieri di via Fosse Ardeatine a Milano per autodenunciarsi dopo aver accompagnato una donna in una Clinica di Basilea in Svizzera. Elena, 69enne della provincia di Venezia, era affetta da una grave patologia oncologica e in un ultimo messaggio diffuso dopo il suo viaggio in Svizzera ha spiegato il perché della sua scelta di ricorrere al suicidio assistito.

Prima di entrare dai carabinieri, Cappato ha spiegato il senso della nuova battaglia, ovvero far riconoscere il diritto all'aiuto al suicidio anche per i malati che non sono tenuti in vita da "trattamenti di sostegno vitale”. “Dirò che senza il mio aiuto Elena non sarebbe potuta giungere in Svizzera e aggiungerò che aiuteremo anche le altre persone nelle sue stesse condizioni che ce lo chiederanno – ha detto il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni -. C'è una discriminazione insopportabile tra malati che sono attaccati alla macchine e quelli che non lo sono”.

Cappato a Milano per autodenunciarsi
Cappato a Milano per autodenunciarsi

Elena non era tenuta "in vita da trattamenti di sostegno vitale", uno dei quattro requisiti previsti dalla Consulta nel 2019 pronunciandosi sul caso Cappato – Dj Fabo, per cui il suo caso non rientra tra quelli contemplati in tema di suicidio medicalmente assistito. "Voglio ringraziare il marito e la figlia di Elena per la fiducia e la vicinanza di queste ore”, ha detto ancora Cappato davanti alla caserma dei carabinieri.

Elena, la donna che ha scelto di morire in Svizzera
Elena, la donna che ha scelto di morire in Svizzera

Insieme a Cappato, c'è anche l'avvocatessa Filomena Gallo, segretario della associazione Coscioni. L’aver aiutato a morire la signora Elena in Svizzera potrà costare a Cappato 12 anni di carcere ma lui spera in un iter simile a quello che lo ha portato all'assoluzione per il caso di Dj Fabo. "Con Fabo è stata aperta una strada che riguarda migliaia di persone. Il nostro obbiettivo non è lo scontro o il vittimismo o il martirio. Siamo qui con la speranza che le aule di Tribunale possano riconoscere un diritto fondamentale, sapendo che c’è anche la possibilità del carcere".

"I carabinieri trasferiranno oggi la denuncia alla procura", ha detto quindi uscendo dalla caserma dei carabinieri a Milano.

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