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Findus: “Mai acquistato verdure in Terra dei fuochi”. Ma le lettere dicono altro

La multinazionale dei surgelati smentisce ogni acquisto nell’area tra Napoli e Caserta. E perché c’è un fitto carteggio coi coltivatori per disporre procedure circa i prodotti? Il panico incontrollato continua: anche altri marchi starebbero sospendendo le forniture.
A cura di Gaia Bozza
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La fuga delle aziende dai prodotti campani e il caso Findus: l'azienda non ha voluto rilasciare interviste, ma ha risposto con una nota all'articolo pubblicato da Fanpage.it:  «Findus Italia non ha mai acquistato prodotti ortofrutticoli nella cosiddetta area della “Terra dei fuochi” – si legge –  Non si tratta quindi di una sospensione degli approvvigionamenti, non essendosi mai rifornita in quella zona. In via cautelativa e nell'interesse dei suoi consumatori, Findus Italia ha implementato una procedura di controlli ancora più stringente in quelle aree della regione Campania in cui si rifornisce solo di verze e patate, che non comprendono la Terra dei fuochi». Interpellata dal Fatto Quotidiano, Findus ha dato un'altra risposta ancora: «In via preventiva abbiamo recentemente deciso di limitare ulteriormente le aree di approvvigionamento nella Regione Campania». Come stanno davvero le cose? Nel documento con le indicazioni dirette ai fornitori, che Fanpage.it ha potuto leggere, viene totalmente esclusa una vasta area tra il casertano e la provincia di Napoli che comprende anche quella tradizionalmente indicata come "Terra dei Fuochi". Perché vietare un'area nella quale non ci si è mai riforniti? La coltivazione di patate, del resto, si concentra in larga parte proprio tra le province di Napoli e Caserta. In ogni caso, la sostanza sembra la stessa: esiste una vasta zona della Campania esclusa dal mercato perché ritenuta contaminata, nonostante le analisi spesso dicano il contrario: si veda il dossier di Coop Italia, pubblicato dal nostro giornale.

La mappa che indica le aree dell'entroterra campano "off limits" secondo Iglo Group (Findus)
La mappa che indica le aree dell'entroterra campano "off limits" secondo Iglo Group (Findus)

Altro esempio? Anche Md Discount (gruppo Lillo), che in un documento chiedeva ai produttori di mettere nero su bianco che non sono campani.  «Tale documento – si legge – deve attestare che gli articoli a noi forniti, non siano di origine Campania. Tale richiesta è frutto della cattiva pubblicità che i media hanno sollevato in questo momento particolarmente critico (mi riferisco alla situazione Terra dei fuochi). Anche se la nostra legislazione prevede che sia indicata solo la nazione di origine – chiede il dirigente della società – vi chiedo di essere ancora più scrupolosi nell’indicarmi la regione di produzione. Ovviamente su prodotti stagionali dove l’origine è per forza maggiore Campania, vi chiedo di organizzarvi a produrre tutte le documentazione fitosanitarie previste, in modo che se in futuro ci saranno richieste, noi possiamo con tutta la tranquillità, dimostrare che in Campania esistono anche aziende che lavorano nel rispetto delle regole».   Secondo indiscrezioni, poi, anche altri marchi e associazioni starebbero sospendendo le forniture tra Napoli e Caserta.

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