Filippo Mosca detenuto in Romania, la mamma: “Sarà in Italia a fine gennaio, il carcere lo ha traumatizzato”
Tornerà in Italia Filippo Mosca, il giovane originario di Caltanissetta condannato in Romania a oltre 8 anni di carcere per traffico di droga e detenuto per mesi in condizioni inumane. Un trasferimento nel penitenziario di Bucarest dopo, Mosca è pronto a tornare nel nostro Paese anche se, come spiega a Fanpage.it la madre, Ornella Matraxia, dovrà comunque scontare la pena di 8 anni e due mesi di reclusione. "Dovrebbe rientrare in Italia entro la fine di gennaio se tutto va bene – spiega la donna -. la sentenza della Corte d'Appello di Caltanissetta sul riconoscimento della sentenza straniera andrà al Ministero e poi da lì ci sarà l'accordo con l'Interpol per l'estradizione".
"Sono contenta perché mio figlio tornerà in Italia e potrà avere le cure psicologiche di cui in questo momento ha bisogno. Certo, ci aspettavamo altro. Avremmo voluto un finale un po' diverso, ma la sentenza rumena non poteva essere ulteriormente discussa. In questo momento mi concentro sulle cose positive, sono contenta che Filippo abbandoni la Romania che ha distrutto la sua vita, quella del suo amico Luca (arrestato con lui ndr) e quella di tutti noi familiari. Speriamo a questo punto che qui le condizioni detentive siano dignitose".
Per quanto riguarda la condanna a 8 anni di reclusione, Matraxia afferma di aver fatto ricorso alla Corte europea. "Per un suo pronunciamento c'è però bisogno di tanto tempo, anche di anni. Nel frattempo Filippo affronta una detenzione ingiusta e durissima. Abbiamo messo a disposizione delle nostre autorità tutte le prove e i profili necessari a dimostrare che la condanna di Filippo si basa su falsità, ma non si poteva entrare nel merito della pena e in questo momento ci focalizziamo sul suo rientro".
"In questo lasso di tempo non ha potuto ricevere le cure psicologiche delle quali ha bisogno dopo il trauma subìto con la detenzione a Porta Alba. In Romania non ha potuto ricevere questo supporto anche a causa della barriera linguistica – ha ribadito la madre -. Questa vicenda ha distrutto la sua e la nostra vita. Da poco sono venuta a sapere che mio figlio non riesce più a dormire, che deve assumere dei medicinali. Per questo ora spero solo che possa ricevere le cure".
"Quando sarà qui proveremo comunque a percorrere tutti i sentieri legali possibili per dimostrare l'ingiustizia della pena" ha sottolineato in conclusione Matraxia.