File riservati su Messina Denaro offerti a Corona, revocati i domiciliari al consigliere Giorgio Randazzo
“Da oggi sono un uomo libero”. Inizia con questa frase il lungo post pubblicato su Facebook dal consigliere comunale Giorgio Randazzo. Nel post Randazzo spiega che il Tribunale del Riesame ha accettato le motivazioni esposte dalla difesa e che nella tarda ora di ieri sera, lunedì 07 agosto, ne ha firmato il decreto di scarcerazione dagli arresti domiciliari. Ma facciamo un passo indietro. È l’alba del 20 luglio 2023. Le forze dell’ordine fanno irruzione in due abitazioni siciliane a Mazara del Vall, nel trapanese: quella del consigliere comunale Giorgio Randazzo e quella del maresciallo dei Carabinieri Luigi Pirollo.
I due, poi sottoposti agli arresti domiciliari, secondo la Procura avrebbero tentato di vendere file riservati sulla cattura e le indagini riguardanti Matteo Messina Denaro. File che sarebbero stati, secondo l'accusa, trafugati dal carabiniere Pirollo e poi consegnati al consigliere Randazzo, che ne avrebbe proposto, secondo l'accusa, la vendita al noto fotografo italiano Fabrizio Corona. Qualche giorno dopo entrambi gli indagati sono stati sospesi temporaneamente, fino a conclusione delle indagini, dalle loro cariche di carabiniere e consigliere mentre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia e hanno lasciato lavorare i propri legali.
Contattato da Fanpage.it l'avvocato di Randazzo, Massimiliano Di Giorgi, ha spiegato le cause che hanno portato alla scarcerazione del suo assistito. "Nello specifico – dice Di Giorgi – il mio assistito è accusato di tentata ricettazione, quindi nulla a che vedere con Palermo e quindi con la custodia cautelare dei domiciliari per reati di mafia.
Inoltre l'altro punto a cui mi sono appellato è il fatto che la custodia cautelare avviene affinché non vengano annacquate prove o indagini, per cui visto che le forze dell'ordine hanno già perquisito i luoghi frequentati dal mio assistito, oltre che aver sequestrato tutti i beni informatici in suo possesso e "cristallizzato" qualsiasi elemento, non ha senso tenerlo ancora ai domiciliari."
“Il Tribunale del Riesame –scrive Randazzo su Facebook – ha accolto tutte le motivazioni dell’ Avv. Di Giorgi circa l’illegittimità della mia detenzione ed escludendo il mio caso dalla competenza della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo. 19 giorni in cui il la mia casa è stata trasformata in prigione , forse, per la necessità di qualcuno di riempire un vuoto mediatico. 19 giorni di “bavaglio” a chi non ha mai indietreggiato di un millimetro dinanzi all’ipocrisia e all’omertà che pervade le radici di questa terra bellissima e disgraziata. 19 giorni di lacrime e sangue, in cui l’unico pensiero è stato pensare e ripensare a cosa non ho fatto e se tutto questo avrebbe consentito a me e la mia famiglia di sapere se ci fosse o meno un domani nella quale vivere. Non mi sono mai sottratto alle mie responsabilità , si a volte con incoscienza, ma sempre con coraggio e senza mai pensare se ciò avesse potuto portarmi giovamento.”
Il tribunale non ha valutato gli indizi a carico del consigliere, ma si è limitato alla valutazione della competenza territoriale.
Il consigliere Randazzo conclude così il suo post su Facebook: “Ci sarà tempo per tutto, ma oggi la priorità è trascorrere qualche giornata al mare in serenità con la mia irriducibile moglie e i miei due gioielli, riabbracciare il resto della mia famiglia mostrando loro la mia gratitudine per tutto e ringraziare la miriade di stupende persone che in queste settimane si sono mostrate vicine materialmente e moralmente. A tutti quanti, alla mia comunità “ideale” dico: sono tornato e continuerò senza esitazione il mio impegno per difendervi da ogni tentativo maldestro di danneggiare questa Città, questa terra, i valori della democrazia e della legalità e vi chiedo scusa se qualche mia leggerezza possa aver minato la vostra immagine, la vostra serenità e in qualche modo quello in cui avete sempre creduto. Vi voglio bene!”