Figlio di Salvini su moto d’acqua della polizia, la Procura di Ravenna apre indagine
Dopo le polemiche politiche, arriva anche l'intervento della magistratura sull'episodio che ha visto il figlio di Matteo Salvini fare un giro in mare su una moto d’acqua della Polizia di Stato a Milano Marittima. La Procura di Ravenna, competente per territorio, infatti ha deciso di aprire un fascicolo di indagine sul caso per accertare eventuali mancanze e abusi. Lo si evince dalla richiesta giunta sulle scrivanie del ministero dell'Interno, su delega della magistratura romagnola, in merito all'identificazione dei due appartenenti alle forze dell'ordine che dalla spiaggia cercarono di impedire a un giornalista di Repubblica di filmare la scena. L'indagine al momento quindi sarebbe solo conoscitiva e non vede persone indagate formalmente visto che è carico di ignoti.
La vicenda, che ha creato molto dibattito, risale allo scorso 30 luglio quando al figlio 16enne del Ministro dell'Interno, in vacanza col padre sulla riviera romagnola, è stato concesso di fare un breve giro sulle moto d'acqua in dotazione alla polizia di stato e che erano lì presenti proprio per salvaguardare la sicurezza del Vicepremier. Il minore era salito su uno dei mezzi guidato da un poliziotto in servizio e aveva fatto un breve giro in mare con lui prima di essere ricondotto a riva. Dopo le polemiche a seguito della diffusione di immagini e video, Matteo Salvini aveva cercato di minimizzare l'accaduto prendendosi ogni responsabilità. "Mio figlio sulla moto d'acqua della polizia? Errore mio da papà", aveva spiegato infatti il Ministro del'Interno, aggiungendo: "Nessuna responsabilità va data ai poliziotti, che anzi ringrazio perché ogni giorno rischiano la vita per il nostro Paese".
Su quanto accaduto quel giorno erano da subito scattate le verifiche anche della Questura di Ravenna per accertare un eventuale uso improprio della moto d'acqua anche se il capo della Polizia Franco Gabrielli aveva poi minimizzato: “La vicenda dell’acqua scooter onestamente mi sembra un po’ amplificata. Mi interessa solo se c’è stata una limitazione al diritto di informazione e cronaca”. Su questo ultimo aspetto in effetti sembrano si stiano muovendo ora i magistrati di Ravenna.