Fidanzati uccisi a Volvera. La fiaccolata e il grido della madre di Chiara: “Ragazze: al primo segnale, andate via”

"Che sia il vicino di casa, il compagno o chiunque altro: le ragazze, al primo segnale, al minimo sospetto che qualcosa non vada, devono andare via. Devono cercare rifugio presso qualcuno che voglia loro bene". È un appello carico di dolore quello lanciato dalla mamma di Chiara Spatola durante la fiaccolata organizzata in memoria della figlia e del fidanzato della 28enne, Simone Sorrentino, uccisi brutalmente a Volvera, in provincia di Torino, il 24 aprile scorso. A stringersi attorno ai familiari e agli amici dei due giovani, in una serata di profonda commozione, sono state oltre duemila persone.
La fiaccolata è partita in silenzio, con passo lento e occhi lucidi. In prima fila, gli amici più stretti e i parenti di Chiara e Simone reggevano uno striscione con una foto della coppia sorridente. Dietro, un lungo corteo di cittadini, molti dei quali sconvolti da una tragedia che ha colpito nel cuore l’intera comunità. C’era anche il sindaco di Volvera, Franco D’Onofrio, insieme a numerosi rappresentanti delle istituzioni. Al termine del percorso, in un momento di struggente simbolismo, sono stati liberati in cielo decine di palloncini bianchi: un ultimo saluto, fragile e leggero, come i sogni spezzati dei due ragazzi.
Chiara, 28 anni, e Simone, 23, erano una coppia innamorata, con tanti progetti e una nuova casa pronta ad accoglierli a Rivalta. Ma quel futuro è stato infranto dalla furia cieca di Andrea Longo, 34 anni, il vicino di casa ossessionato da Chiara. Da mesi la seguiva, la spiava, e forse la tormentava con atteggiamenti inquietanti. Quella sera ha sfondato la porta della loro abitazione, armato di un coltello da sub. Li ha colpiti con ferocia, inseguendoli persino per le scale del condominio. Poi, nel cortile, li ha finiti. Infine, ha rivolto l’arma contro se stesso, togliendosi la vita.
Le indagini sono affidate al pubblico ministero Dionigi Tibone. Si cerca di ricostruire nel dettaglio i segnali premonitori, le eventuali richieste d’aiuto, e soprattutto di comprendere come sia potuto accadere un simile orrore, nel silenzio di chi forse sapeva, ma non ha potuto – o saputo – intervenire.