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Fiat perde in Cassazione: “Gli operai licenziati a Melfi devono tornare in fabbrica”

La vicenda risale al 2010. I tre erano stati licenziati dopo che, durante uno sciopero interno notturno, bloccarono un carrello per il trasferimento di materiali a chi non scioperava.
A cura di Biagio Chiariello
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La sezione lavoro della Cassazione ha respinto il ricorso della Fiat contro la decisione della Corte di Appello di Potenza che, nel 2012, reintegrò tre operai della Sata di Melfi (Potenza), licenziati dopo che, durante uno sciopero interno notturno, avevano bloccato un carrello per il trasferimento di materiali a chi non aderiva alla protesta. I tre sono  Antonio Lamorte, Marco Pignatelli e Giovanni Barozzino, che ora è senatore di Sel. La notizia si è appresa a Potenza dall'avvocato della Fiom, Lina Grosso, e dal segretario regionale dello stesso sindacato, Emanuele De Nicola.

C'è da dire che in un primo tempo il ricorso della Fiom fu accolto ma l'azienda non fece mai più rientrare in fabbrica i tre dipendenti. Un anno dopo, un altro giudice accolse il ricorso della Fiat sancendo il licenziamento dei tre, poi di nuovo revocato dalla Corte di Appello. Immediate le reazioni dopo la sentenza della Suprema Corte. "Oltre alla Costituzione in fabbrica è entrata anche la giustizia e sarebbe un atto di saggezza, per ricostruire un clima di relazione industriali serie, abbandonare ogni discriminazione contro la Fiom", è il commento del leader Fiom, Maurizio Landini. "La Cassazione ha confermato l'attività antisindacale della Fiat contro i 3 lavoratori", ha twittato il deputato di Sel ed ex sindacalista Fiom Giorgio Airaudo.

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