La regola di Sancio Panza nel don Chisciotte, «Non domandare per grazia quello che puoi ottenere per forza» si adatta benissimo alla vicenda dell'acquisizione della Chrysler da parte della Fiat. Il Lingotto è ora produttore su scala globale di autovetture. John Elkann e Sergio Marchionne hanno usato toni epici, «vicenda che entrerà nei libri di storia» ha detto l'amministratore delegato della Fabbrica Italiana Automobili Torino. A proposito di storia, ce ne sono un paio da ricordare. Il 2014 di Fiat in Italia è iniziato con 174 licenziati dell'ex indotto legato allo stabilimento di Termini Imerese. Per chi ha voglia di leggere e approfondire, poi, la Fiom ha messo online tutte le sentenze e i decreti del tribunale che condannano l'azienda per comportamento antisindacale sul riconoscimento delle rappresentanze sindacali Fiom; il comportamento discriminatorio nei confronti dei lavoratori iscritti a quel sindacato e sulla limitazione del diritto di sciopero. Sono mesi che il destino della fabbrica di Mirafiori e degli altri stabilimenti italiani è sospeso. «Tutto era bloccato perché bisognava risolvere il problema con Veba. Ora non ci sono più alibi, la Fiat dica cosa intende fare» dice Vittorio De Martino, segretario generale della Fiom Piemonte. Della Chrysler il governo americano si è interessato, eccome. E il governo italiano metterà bocca su cosa sta accadendo nella Fiat? O continueremo solo a celebrare le grandi gesta di Marchionne, grande manager, divoratore di mondi, condottiero. E mi vengono in mente le ‘Domande di un lettore operaio' di Bertold Brecht: «Ogni pagina una vittoria / Chi cucinò la cena della vittoria? Ogni dieci anni un grande uomo / Chi ne pagò le spese?».