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Opinioni

Festival di Yulin, la crudeltà dell’uomo e il dolore degli animali che tutti dovremmo vedere

Il Dog Meat Trade c’è sempre, non solo al Festival Yulin in Cina, e in tutta l’Asia. Gli attivisti stimano che sono circa 30milioni i cani macellati ogni anno. Ma qualcosa sta cambiando, c’è una maggiore consapevolezza da parte della popolazione cinese. L’esposizione del dolore e delle pratiche brutali è necessaria per sensibilizzare sulla violenza contro gli animali.
A cura di Alessia Rabbai
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I cani a Yulin (Foto gentilmente concessa da Action Project Animal)
I cani a Yulin (Foto gentilmente concessa da Action Project Animal)

Il Festival di Yulin inizia il 21 giugno in concomitanza con il solstizio d'estate e dura dieci giorni, ha una risonanza su scala mondiale enorme e smuove le coscienze di gran parte delle persone in tutto il Pianeta, che inorridiscono davanti alle immagini pubblicate da giornali e telegiornali. Mostrarle però è importante, per sensibilizzare sulla violenza contro gli animali. Questa breve ricorrenza infatti non è altro che l'esposizione mediatica di una pratica violenta, che c'è sempre: il Dog Meat Trade esiste in molte periferie delle grandi città e nelle zone rurali da Nord a Sud della Cina, ma non solo, si stima che ogni anno sono circa trenta milioni i cani macellati in Oriente, in Corea, Vietnam, Cambogia, Laos, parte dell'India e della Thailandia.

Diminuiscono i cani macellati e aumentano le cliniche veterinarie

Notizie arrivate a Fanpage.it dalla Cina lasciano ben sperare su un percorso di sensibilizzazione, l'attivista di Action Project Animal Davide Acito, in prima linea nel salvataggio dei cani a Yulin, ha raccontato come nell'edizione di quest'anno "il numero è in calo rispetto ai precedenti, considerando la stima di 10mila macellati negli anni passati, prevediamo che ne verranno uccisi circa la metà. Inoltre il prezzo della carne di cane è aumentato, passando dai 3/4 euro a 7 euro al chilo. Di contro aumentano le cliniche veterinarie, negli ultimi anni c'è stato un vero e proprio boom. Ciò ci dà speranza che le cose stiano cambiando, ma dobbiamo mantenere alta l'attenzione".

Una parte l'ha fatta il Covid

Una parte l'ha fatta il Covid, non tanto per la chiusura dei wet market, che è durata solo due mesi ad inizio pandemia, ma perché le grandi città di Shenzhen e Zhuhai nella Cina Sud Orientale, rispettivamente al confine con Hong Kong e Macao sono diventate modelli, grazie ad un decreto vincolante, che prevede pesanti sanzioni per chi dal 1 maggio 2020 traffica o consuma carne di cane o di gatto, con multe per circa trenta volte il valore di ciò che si sta mangiando o trafficando, facendo propria una nota del governo e del Ministero dell'Agricoltura e delle Attività Rurali, che li definisce amici dell'uomo. Una seconda nota del governo arrivata a maggio di quest'anno ne vieta l'uso nei laboratori per scopi scientifici.

L'esposizione del dolore per sensibilizzare sulla violenza contro gli animali

L'altro aspetto riguarda la sensibilità che si sta diffondendo tra la popolazione cinese, che si è espressa in modo contrario sul consumo della carne di cane e gatto e in particolare, tra le nuove generazioni. Un ruolo importante in questo processo lo rivestono l'esposizione del dolore e delle pratiche brutali con le quali vengono trattati gli animali, non solo in Cina e in Asia, ma in ogni parte del Pianeta: dalla grande risonanza mediatica di Yulin, alle immagini delle vittime della caccia sportiva, alle inchieste sugli allevamenti anche in Italia. Ecco perché è importante non indignarci per le immagini della mattanza dei cani, o meglio, bisogna farlo, ma la sofferenza animale dev'essere mostrata, per una nuova presa di coscienza: tutti questi luoghi hanno in comune tra loro esseri senzienti che resistono, che combattono per non morire nelle fiere, nei porti, all'interno dei mattatoi, la speranza è che si arrivi presto ad una maggiore consapevolezza sull'urgenza di agire concretamente per i diritti degli animali e che venga condannata ogni forma di violenza, non solo quella sugli esseri umani.

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Mi occupo della cronaca di Roma per Fanpage.it. Laureata in Lettere e Scienze della Comunicazione con lode all'Università La Sapienza, ho iniziato il mio percorso professionale a diciotto anni, partendo dalla provincia. Iscritta all'Ordine dei Giornalisti dal 2015, ho lavorato come addetta stampa e relazioni esterne per Cisambiente Confindustria e scritto articoli per La Repubblica e Roma Today. Appassionata di nera e giudiziaria, amo ascoltare le persone e raccontare le loro storie.
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