Ferrara, uccise la madre con una tazza di tè avvelenato: Sara Corcione condannata a 14 anni
Quattordici anni di reclusione. A cui seguono tre anni in un istituto di cura in quanto riconosciuta "socialmente pericolosa". È questa la condanna della Corte d'assise di Ferrara nei confronti di Sara Corcione, 40enne rea confessa di aver ucciso la madre, Sonia Diolaiti, con una tazza di tè avvelenato con nitrito di sodio nell'appartamento di via Ortigara, a Ferrara. I fatti risalgono al 27 luglio 2022.
La Corte ha riconosciuto il vizio parziale di mente di Corcione, ma non ha accolto l'aggravante della premeditazione, contestata dal pm Ombretta Volta. Il quale aveva richiesto su una pena più severa, di 21 anni, visti anche il vincolo di parentela e il metodo insidioso.
Dopo due ore di Camera di consiglio, la giudice Piera Tassoni ha riconosciuto la semi-infermità mentale di Corcione, tesi della difesa sostenuta da una perizia scaturita da una consulenza psichiatrica dell'Ausl di Ferrara. La Corte ha anche riconosciuto un risarcimento di danni ai familiari costituiti parte civile e gli è stata disposta una provvisionale minima di 5.000 euro. Tra 3 mesi giorni sono attese le motivazioni della sentenza.
Ai carabinieri la donna aveva subito confessato l'omicidio. Da lì è emerso anche un passato segnato da una madre maniaca dell'ordine. E ancora: un allontanamento da casa – perché ritenuta fonte di problemi -, un breve periodo in una casa di cura e una vita vissuta con i nonni, oltre all'appiglio del padre.
La loro scomparsa avrebbe portato allo "scivolamento psicotico" di una condizione patologica già compromessa, spiega il Resto del Carlino, fino a spingerla al gesto omicida. "Dopo la morte di mio padre (nel 2018, ndr) – aveva sottolineato – ero persa, non avevo voglia di nulla, lei ha cercato di avvicinarsi a me, mentre prima non mi considerava. Quando ero bambina non voleva neanche che mi regalassero giochi, perché sporcavano. E in casa faceva tutto mia nonna. Ma da quel riavvicinamento, ho capito, che non era cambiata, lei disponeva e io dovevo eseguire: non le interessava niente della mia vita".
La vicenda è avvenuta nella notte tra il 27 e il 28 luglio 2022. Secondo le ricostruzioni, Corcione aveva maturato da molto tempo un'ossessione di uccidere la madre, testimoniate da ricerche online su casi di cronaca simili. Almeno da un anno prima, quando la donna aveva acquistato su Alibaba due confezioni da mezzo chilo l'uno di nitrito di sodio.
Prima di agire, Corcione aveva fatto test (in cui si era accorta che la sostanza dava una colorazione ambrata una volta disciolta in acqua) e si era dotata anche di una maschera antigas per prevenire effetti legati ai fumi. L'occasione per mettere in pratica il piano sulla madre tutto è stata il rientro da una vacanza di 3 giorni con un'amica.
Nel bere il tè freddo che era solita consumare, la madre si è sentita male. Diolaiti ha perfino provato a chiedere aiuto alla figlia, che abitava al piano superiore, chiamandola al telefono. A dare l'allarme ai carabinieri e scoprire la morte è stata un'amica con cui Diolaiti sarebbe dovuta partire per un altro viaggio a Pantelleria.
Non appena le forze dell'ordine hanno bussato alla porta della figlia, quest'ultima ha rivelato tutto nei minimi dettagli e consegnato le prove. Corcione è sempre stata presente in aula. "In questa vicenda ci sono due vittime – dice l’avvocato Antonio Cappuccio, che insieme alla collega Tiziana Zambelli ha assistito Corcione, a La Nuova Ferrara -, una è ovviamente la signora Diolaiti che è stata uccisa, ma l’altra è Sara che è stata è stata disconosciuta, considerata uno sbaglio dalla madre, allontanata dalla casa, senza essere assistita dal punto di vista medico e affettivo. Era malata e non si è riconosciuto che era bisognosa di cure, se fosse stata effettivamente curata fin dall’inizio, oggi forse non saremmo qui".