Fermo, dopo il delitto il killer di Emmanuel si vantava: “L’ho colpito bene, l’ho steso”
"Ci troviamo di fronte a un soggetto che non ha i necessari freni inibitori per evitare, seppur provocato, gravi delitti contro la persona. È condivisibile e altamente probabile che si presenterà l’occasione di molestare o aggredire altri soggetti extracomunitari vista la massiccia presenza nella provincia e a Fermo". Sono le parole utilizzate dal Gip di Fermo nel motivare l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Amedeo Mancini, l'uomo accusato di omicidio preterintenzionale con l’aggravante del razzismo. L'imputato è detenuto nel carcere di Ascoli Piceno: ieri il giudice ha deciso di non convalidare il fermo, ritenendo che non sussista nessun pericolo di fuga, decidendo tuttavia che visto l'alto rischio di reiterazione del reato e inquinamento delle prove Mancini debba rimanere dietro le sbarre.
Il Gip: "Mancini persona violenta, aggressiva, prevaricatrice"
Sulla decisione del Gip di confermare la detenzione di Mancini pesa anche la valutazione della sua personalità, definita senza mezzi termini "violenta, aggressiva, prevaricatrice, insofferente ai dettami della legge". Il 38enne "non ha i necessari freni inibitori per evitare, seppur provocato, un gravissimo delitto conto la persona". Il gip sottolinea "la gravità e odiosità del fatto" che ha poi portato alla morte di Emmanuel: in seguito all'insulto ("scimmia") rivolto a Chinyere, quest'ultima ha reagito colpendo Mancini con una scarpa senza tacco. Quindi c'è stato un primo scontro con Emmanuel, seguito da una nuova provocazione di Mancini, che ha mimato "a mò di sberleffo la mossa della scimmia o dell'orango tango". Il giudice chiude la strada ad ogni possibilità di scenario di legittima difesa: il pugno mortale di Mancini sarebbe stato sferrato quando Emmanuel e sua moglie si stavano già allontanando. E dopo che il nigeriano è caduto a terra, il razzista fermano si è vantato in dialetto: "Come lo so' pjiato bene, lo so' allungato ("come l'ho preso bene, l'ho steso per terra") mentre la compagna grida "tu razzista".
Mancini offre alla vedova di Emmanuel la sua casa e un pezzo di terra
Ieri l'uomo ha risposto a tutte le domande del giudice per le indagini preliminari, Marcello Caporale, rilasciando anche alcune dichiarazioni spontanee ammettendo di sentirsi responsabile moralmente dell’accaduto, ma non giuridicamente. Insomma, Mancini non si sente un assassino ma ha confermato di aver provocato Emmanuel e sua moglie con insulti razzisti che hanno innescato la rissa. Mancini – per finire – ha sottolineato la volontà di donare la sua casa e un piccolo pezzo di terra di sua proprietà alla vedova di Emmanuel.
Nel frattempo proseguono le indagini della procura di Fermo, che dovrà valutare due versioni dell'accaduto completamente opposte: da una parte la testimonianza di Chimiary, vedova di Emmanuel e destinataria degli insulti razzisti di Mancini, che le ha detto "scimmia africana". Dall'altra, invece, alcuni testimoni per conto della difesa del 38enne fermano: questi sostengono che il primo a ricorrere alla violenza, in difesa di sua moglie, sia stato il nigeriano e non Mancini. Ciò, tuttavia, non sembra poter scagionare l'italiano dalle accuse nei suoi confronti.