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Omicidio Sara Campanella

Femminicidio Sara Campanella, le parole dell’assassino: “Quel giorno ero fuori di testa”

Le parole dal carcere di Stefano Argentino, accusato dell’omicidio di Sara Campanella. “Non so come tutto questo sia potuto succedere, non mi so dare una spiegazione: quel giorno ero fuori di testa”.
A cura di Davide Falcioni
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"Non so come tutto questo sia potuto succedere, non mi so dare una spiegazione, forse non c'è neanche una spiegazione, quantomeno razionale. Più rifletto, da solo con me stesso, più arrivo a una e una sola conclusione: quel giorno ero fuori di testa". A dirlo Stefano Argentino, il giovane detenuto nel carcere di Gazzi per il brutale omicidio di Sara Campanella, la studentessa di 22 anni uccisa a Messina per aver respinto le sue avances. Il killer ha affidato queste parole al suo legale, l’avvocato Giuseppe Cultrera, che le ha poi riferite da Tgcom24.

Argentino, nel corso di un colloquio con il suo avvocato, avrebbe confessato di essere in uno stato confusionale e profondamente pentito: "Un uomo razionale non può arrivare a tanto. Ho sempre sognato di costruire qualcosa con Sara, e invece le ho inflitto l’atto più orribile che si possa immaginare". Un delirio di rabbia, un gesto che ora lui stesso definisce “inspiegabile”.

Dal carcere, il giovane ha aggiunto di non avere un foglio su cui scrivere: "Tengo tutto a mente. Penso da giorni alla famiglia di Sara, a cosa sta passando per colpa mia. Vorrei chiedere perdono, ma so che sono l’ultima persona che vogliono sentire".

La lucidità, racconta il legale, sembra sfuggirgli ancora oggi: “Qualcosa dentro di me non ha funzionato. Il perdono, forse, non è umano. Spero solo che Dio possa perdonarmi, perché io stesso non so più chi sono". Un pentimento tardivo, che non trova accoglienza dalla parte più colpita da questa tragedia: i genitori di Sara. Assistiti dall’avvocato Concetta La Torre, hanno rifiutato di leggere la lettera di scuse inviata dalla famiglia Argentino nei giorni scorsi. "Le scuse sono fuori tempo massimo – ha dichiarato La Torre – e per quanto è accaduto, anche il termine stesso appare inadeguato. Avremmo preferito un silenzio rispettoso, piuttosto che un atto che ha tutto il sapore della strategia difensiva".

Secondo la legale della famiglia Campanella, i gesti dei parenti dell’imputato, compresa la visita in carcere della madre che avrebbe definito il figlio “un bravo ragazzo”, dimostrerebbero una pericolosa rimozione della gravità dell’accaduto. Il giorno del delitto, Argentino avrebbe chiamato la madre in preda alla disperazione, minacciando il suicidio. La donna, residente a Noto, si è precipitata a Messina con il marito per riportarlo a casa, senza sapere – almeno stando alla sua versione – cosa fosse realmente accaduto.

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