Gravina, i tre testimoni fermi a fare un video dell’aggressione: “Avevamo paura che lui fosse armato”
"Avevamo paura di avvicinarci, così abbiamo iniziato a filmare". Sono le parole dei tre ragazzi (una coppia e un loro amico) che hanno ripreso con il telefonino la brutale aggressione avvenuta nella notte tra domenica e lunedì a Gravina di Puglia, dove un uomo, dopo aver dato alle fiamme l’auto con dentro la moglie, l'ha soffocata fino a ridurla in fin di vita.
Maria Arcangela Turturo, 60 anni, è poi deceduta in ospedale e ha raccontato alla figlia tutto ciò che il marito, il pregiudicato 65enne Giuseppe Lacarpia, le aveva fatto. Un'aggressione in parte contenuta in un video di quindici secondi, filmato dai tre testimoni, i primi ad accorgersi dell’auto in fiamme e soprattutto delle richieste di aiuto della 60enne. Il filmato "consegna un oggettivo e indiscutibile elemento a carico dell’uomo nel cagionamento doloso della morte della moglie", si legge negli atti della procura. Si sentono infatti le urla della ragazza che sta riprendendo, indirizzate a Lacarpia, con frasi come "Lasciala, ma che cazzo stai facendo!" (in dialetto).
È stata la stessa giovane, poi interrogata dagli inquirenti, a confermare e arricchire di particolari quanto già le immagini certificavano. "Prima di prendere l’uscita", ha detto ai poliziotti, "abbiamo visto delle fiamme molto alte e inizialmente abbiamo pensato che fosse un incendio causato da foglie, quelli che capitano normalmente".
Quando si sono avvicinati, hanno capito che purtroppo la realtà era un’altra. "Avevamo la musica alta, abbiamo abbassato il volume e i finestrini", continua il racconto, "sentendo delle urla di una donna che gridava aiuto. La macchina si trovava sotto la strada e, da dove eravamo, non riuscivamo a vedere la posizione della signora, ma solo la macchina incendiata".
Non so dire se la donna fosse all’interno dell’auto, ma sentivamo ‘aiuto, aiuto’. Quando siamo arrivati non c’era nessuno, solo la donna a terra sdraiata e un uomo in ginocchio di lato a lei, con le mani su di lei, sembrava sul petto. La donna muoveva le mani e le braccia, come a volerlo spostare, e gridava".
Gli altri due ragazzi in macchina stavano per uscire per aiutare la signora, "ma sinceramente avevo paura che l’uomo avesse un’arma. Erano veramente vicini all’auto in fiamme e, quando ci ha visto, l’uomo si è alzato, è rimasto qualche secondo in piedi e ci ha guardato. Noi gli abbiamo gridato: ‘Ma che stai facendo?’ e lui non rispondeva", ricorda ancora la testimone.
Poi, si è rimesso sopra di lei; non so dire se fosse a cavalcioni o di lato, ma ha ripreso a spingere con le mani sul petto della donna. Nel frattempo, nel punto dove eravamo prima di scendere vicino al veicolo, è arrivata un’altra macchina con due ragazzi che ci dicevano di allontanarci.
È stato allora che la ragazza ha deciso "di fare un video, perché", ha spiegato, "l’uomo sopra la donna non si allontanava e allora ho detto ‘basta, adesso faccio il video!’ e così ho iniziato a riprendere".
Qualche istante dopo, sul posto sono arrivate altre due persone. Solo allora l'uomo si è allontanato. "Hanno aiutato la donna, allontanandola dall’auto in fiamme, mentre l’uomo si è avvicinato alla macchina ancora in fiamme e ha preso la borsetta della donna che era fuori dall’abitacolo. L’ha tenuta in mano, si è messo sul ciglio della strada e non ha detto nulla", spiega.
Quando mi sono avvicinata alla signora per vedere come stesse, perché lei era lucida e parlava, mi ha detto frasi che non mi riesco a dimenticare: “Mi voleva togliere davanti!”. Inoltre, rispondendo al ragazzo che le sentiva il polso e le chiedeva come ti chiami, diceva di chiamarsi Maria e che aveva dolori al petto".