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Femminicidio Gravina, Giuseppe Lacarpia arrestato 14 anni fa per aver tentato di uccidere il figlio

Giuseppe Lacarpia, arrestato per l’omicidio della moglie Maria Arcangela Turturo a Gravina in Puglia, era già stato arrestato per un tentativo di accoltellamento del figlio. Il rapporto tra i coniugi connotato da numerose aggressioni fisiche e condotte maltrattanti patite dalla vittima per mano del marito.
A cura di Susanna Picone
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Prima ha cercato di dare fuoco a un’auto con dentro la moglie e poi l’ha aggredita a mani nude fino a ucciderla. E lei, la vittima 60enne Maria Arcangela Turturo, ha fatto anche in tempo a raccontare alla figlia e alla polizia che il marito Giuseppe Lacarpia aveva deliberatamente provato a ucciderla prima di morire in ospedale. È accaduto a Gravina in Puglia, nel Barese, e il quadro emerso nelle ultime ore è quello di violenze che andavano avanti da tempo sulla donna vittima di femminicidio e anche sui suoi figli.

L'arresto nel 2010 e le violenze sulla moglie e i figli

I litigi tra Maria Turturo e il marito Giuseppe Lacarpia, arrestato per omicidio premeditato e aggravato, erano iniziati agli inizi degli anni 2000, pare per motivi economici. E nei litigi, secondo quanto ha ricostruito la figlia, intervenivano spesso i fratelli, che “si ammazzavano di botte con mio padre”. “Loro, insomma, volevano aiutare mia madre. Ma lui era troppo violento. Una volta mio padre tentò di accoltellare mio fratello e, per questo, nel 2010-2011, fu arrestato”, ha detto sempre la figlia della coppia ai pubblici ministeri.

Ha raccontato questi continui episodi di violenza in casa, talvolta a mediare arrivavano i parenti di Lacarpia e quindi Turturo, che sarebbe finita anche più volte in ospedale per i maltrattamenti, non avrebbe mai denunciato. È sempre la figlia a parlare dei problemi di salute del genitore: alcuni anni fa gli avevano diagnosticato l'Alzheimer e la demenza senile: “Fu ricoverato in psichiatria perché aveva tentato il suicidio. Uscito dall'ospedale tentò nuovamente il suicidio, dopo aver assunto troppi farmaci, e dopo essere stato ricoverato, lui tornò a casa con una cura che ha seguito per circa due anni".  Ma era “presente a se stesso, lucido e capace”, chiarisce. Stando a quanto si apprende, Lacarpia era finito a processo anche per maltrattamento di animali e, sulla base di una perizia, era stato dichiarato incapace di stare in giudizio.

La ricostruzione dell'omicidio di Maria Turturo a Gravina in Puglia

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Lacarpia è stato fermato dalla Polizia di Bari con l’accusa di omicidio aggravato e premeditato: secondo la ricostruzione, l’uomo ha appiccato il fuoco alla propria autovettura, all’interno della quale era presente la moglie. Riuscita a scappare, con ustioni parziali sul corpo, la 60enne è stata aggredita dall’indagato, che l’ha immobilizzata sull’asfalto.

Prima di morire presso l’ospedale della Murgia la vittima ha confidato al personale della Polizia di Stato e a sua figlia che il coniuge aveva intenzionalmente dato fuoco all’auto e poi l’aveva aggredita. “Mi voleva uccidere, mi ha messo le mani alla gola”, le ultime parole pronunciate da Maria Arcangelo Turturo.

Tra gli elementi che hanno portato al fermo di Lacarpia c’è anche un video di 15 secondi registrato con il cellulare da una ragazza. “A dispetto della breve durata – hanno scritto i pm – consegna un oggettivo e indiscutibile elemento a carico dell’uomo” perché “si nota l’uomo a cavalcioni della donna stesa supina al centro della strada e circa sette metri dall’auto completamente avvolta dalle fiamme”. L’uomo tiene entrambe le mani premute sul petto della vittima. La ragazza mentre riprende urla “lasciala, che stai facendo”.

L'avvocato nominato da Giovanni Lacarpia ha rinunciato all'incarico: nella serata di ieri il legale, Gioacchino Carone, ha notificato la rinuncia della nomina in quanto già avvocato dei figli di Lacarpia. L'uomo dovrà dunque nominare un nuovo avvocato o sarà assistito da un legale d'ufficio. Oggi verrà anche fissata l'udienza di convalida del fermo. 

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