Femminicidio Giulia Cecchettin, 30 testimoni contro Turetta: tra loro le amiche, la sorella e i poliziotti
Saranno almeno 30 i testimoni chiamati nell'ambito del processo per il femminicidio diGiulia Cecchettin, la studentessa scomparsa pochi giorni prima della discussione della sua tesi e uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta. Contro il 22enne testimonieranno 14 agenti di polizia giudiziaria che hanno seguito le indagini sulla scomparsa di Cecchettin, avvenuta l'11 novembre dopo un pomeriggio al centro commerciale, e quasi sicuramente le amiche della ragazza e la sorella Elena.
Sarà convocato a testimoniare anche chi, nella notte tra l'11 e il 12 novembre, segnalò al 112 "la lite" avvenuta nei pressi di Vigonovo. Quella che il residente aveva provato a segnalare alle autorità (senza però che la denuncia trovasse seguito) era in realtà l'aggressione di Filippo Turetta ai danni di Giulia Cecchettin, trascinata in auto e uccisa dal 22enne.
Il processo contro Turetta dovrebbe iniziare tra gli ultimi giorni settembre e i primi di ottobre, ma il 15 e il 18 luglio vi saranno al tribunale di Venezia le udienze (a porte chiuse) per il rinvio a giudizio del 22enne. Lunedì il pubblico ministero Andrea Petroni ha depositato la richiesta alla giudice dell'udienza preliminare che ha poi fissato le due date ravvicinate. Per lui l'accusa è quella di omicidio volontario con una sfilza di aggravanti che potrebbero portare all'ergastolo: sono infatti enumerate premeditazione, crudeltà e stalking, oltre a sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto abusivo di coltelli.
Rispetto ai 20 giorni previsti dal codice dopo la chiusura delle indagini, il pubblico ministero ha concesso a Turetta una settimana in più per valutare se essere sottoposto a interrogatorio. Alla fine il giovane non ha voluto integrare altro a quanto già dichiarato l'1 dicembre a Montorio, quando aveva confessato di aver ucciso l'ex fidanzata in un interrogatorio di 9 ore.
Quanto raccontato in quelle ore, però, non sarebbe tutto: la "verità" del 22enne è infatti rimasta limitata secondo quanto emerso dalle analisi del Ris di Parma sull'auto del giovane. Nella vettura è stato trovato sangue, nastro adesivo, molti sacchetti neri (che fanno restare in piedi l'ipotesi della premeditazione), ricambi di vestiti, un coltello e una tessera prepagata. Sul computer dello studente, inoltre, sono state trovate ricerche che avvalorerebbero ulteriormente l'ipotesi della premeditazione. Il 22enne aveva infatti cercato informazioni su manette, corde e badili oltre ad aver acquistato online il nastro isolante e una cartina stradale cartacea per non dover utilizzare internet.
Sul pc, inoltre, gli esperti sono riusciti a trovare un file (cancellato da Turetta prima di mettere in atto il piano) sul quale era riportato l'intero progetto del rapimento. In vista del rinvio a giudizio, gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera hanno un mese per studiare la strategia difensiva per Turetta.