Femminicidio Cecchettin, Turetta parla della sorella Elena: “Non le piacevo perché ero sempre con Giulia”
Tra Filippo Turetta ed Elena Cecchettin i rapporti non sarebbero mai stati distesi. La giovane, probabilmente preoccupata per lo stato di ansia e costrizione nel quale sembrava trovarsi la sorella Giulia, non avrebbe mai nascosto la sua poca simpatia nei confronti del 22enne. A dirlo è stato lo stesso Turetta sentito dal magistrato nell'interrogatorio del primo dicembre scorso.
Secondo Turetta, che l'11 novembre ha sequestrato e ucciso l'ex fidanzata che stava per discutere la sua tesi di laurea, ad Elena Cecchettin "lui non sarebbe mai piaciuto". "Non avevamo molto rapporto – ha raccontato il 22enne -. Lei era una persona difficile, poi sapevo di non esserle mai piaciuto".
Al magistrato ha raccontato che "non vi era alcun motivo particolare" a giustificare la scarsa fiducia della sorella di Giulia Cecchettin nei suoi confronti. "Non saprei perché, non c'era un vero motivo. Forse un po' perché lei era molto protettiva nei confronti della sorella – ha affermato -. Bastava una litigata per farmi guardare male da lei. Poi penso che da quando io e Giulia stavamo insieme, lei era praticamente sempre con me e non stava più a casa. Tutti i rapporti che aveva prima aveva iniziato a coltivarli sempre meno e frequentare sempre meno quelle persone perché vedeva me. Magari le dava fastidio aver perso il rapporto con sua sorella. Con lei non ho parlato quasi mai, forse solo in qualche occasione. Anche quando andavo a casa sua con me non parlava, non avevamo rapporto".
Nel corso dell'interrogatorio, il 22enne ha poi ripercorso la sera dell'11 novembre, quandoha sequestrato e poi ucciso l'ex fidanzata. Al magistrato ha raccontato di essersi sbarazzato del coltello con cui ha ucciso Giulia nella zona industriale di Fossò subito dopo l'aggressione alla ragazza. Dopo aver caricato il corpo della 22enne gravemente feritasulla Fiat Punto, era rimasto per due o tre minuti ferma in strada. "Non riuscivo a trovare il suo cellulare – ha confessato il 22enne – Il telefonino era nella sua borsa, quando l'ho recuperato l'ho gettato insieme al coltello e al mio tablet non molto dopo Fossò, in un fossato di una strada laterale. Il computer di Giulia l'ho lasciato fuori dall'auto, in una strada di Aviano".
Il 15 e il 18 luglio vi saranno presso il tribunale di Venezia le udienze a porte chiuseper il rinvio a giudizio del 22enne.