Femminicidio Cecchettin, Turetta era già stato violento con Giulia: “Una volta le ho dato uno schiaffo”
Dall’interrogatorio di Filippo Turetta, avvenuto lo scorso dicembre davanti al pubblico ministero di Venezia Andrea Petroni e il cui contenuto è stato diffuso nei giorni scorsi, sono emersi nuovi particolari sul femminicidio di Giulia Cecchettin, ma anche sul rapporto tra i due ragazzi.
Il racconto di Turetta, che nella notte dell’11 novembre ha ucciso a coltellate l'ex fidanzata, è pieno di dettagli agghiaccianti: dalla pianificazione chirurgica del delitto ai numerosi fendenti inferti con rabbia cieca mentre lei tentava di difendersi.
Secondo quanto ricostruisce Il Corriere della Sera, però, l'omicidio sarebbe stato preceduto da altri episodi di violenza. Durante l’interrogatorio lo stesso Turetta avrebbe infatti confermato di aver avuto almeno due discussioni con la ragazza che sarebbero rapidamente degenerate.
"Forse a fine ottobre c’eravamo alterati un po’ più del solito — ha detto al pubblico ministero — parlando dei motivi per cui ci eravamo lasciati. Io ero molto arrabbiato e le ho dato uno schiaffo su una coscia. In quel momento eravamo in un parcheggio a Padova davanti a una gelateria. Lei è subito uscita dall’auto e se ne è andata via". Una scena simile si sarebbe ripetuta anche ad agosto: "In un’occasione parlando di lasciarci abbiamo discusso e ad un certo punto lei voleva andare via. Io l’ho afferrata per un braccio per fermarla".
Non solo violenze fisiche ma anche verbali, accompagnate da minacce e ricatti. "C’erano state un paio di litigate pesanti, intorno a marzo soprattutto via messaggio — ha raccontato ancora Turetta — io non avendo superato un esame importante avevo cominciato a scriverle chiedendo che mi aiutasse nel ripasso, lei non voleva perché aveva altri impegni. Io le avevo detto che se non avessi superato l’esame mi sarei suicidato. Mi è scappato anche qualche insulto perché non riuscivo a controllarmi per la rabbia, le ho detto: ‘Maledetta stronza, idiota', e anche: ‘Guarda che non ce la faccio, mi faccio del male'".
Nel corso dell'interrogatorio, il 22enne ha ripercorso la sera dell'11 novembre, quando ha sequestrato e ucciso l'ex fidanzata. Al magistrato ha raccontato di essersi sbarazzato del coltello con cui ha colpito Cecchettin nella zona industriale di Fossò subito dopo l'aggressione alla ragazza.
Dopo aver caricato il corpo della 22enne gravemente ferita sulla sua auto, una Fiat Punto, sarebbe rimasto per due o tre minuti fermo in strada. "Non riuscivo a trovare il suo cellulare – ha confessato il 22enne – Il telefonino era nella sua borsa, quando l'ho recuperato l'ho gettato insieme al coltello e al mio tablet non molto dopo Fossò, in un fossato di una strada laterale. Il computer di Giulia l'ho lasciato fuori dall'auto, in una strada di Aviano".
Il prossimo 15 e il 18 luglio si terranno presso il tribunale di Venezia le udienze a porte chiuse per il rinvio a giudizio del 22enne. Per lui l'accusa è quella di omicidio volontario con diverse aggravanti che potrebbero portare all'ergastolo, dalla premeditazione alla crudeltà e allo stalking, dal sequestro di persona, all'occultamento di cadavere e al porto abusivo di coltelli.