Femminicidio Cecchettin, lo zio di Giulia: “Dal processo ci aspettiamo l’ergastolo per Filippo Turetta”
"Quando si parla di ergastolo, ergastolo deve essere per questo tipo di crimine, e non solo perché qui c'è mia nipote di mezzo, il discorso vale per tutti i femminicidi". Non usa giri di parole lo zio materno di Giulia Cecchettin, Andrea Camerotto: è questo quello che si aspetta dal processo a carico di Filippo Turetta, che prenderà il via domani, lunedì 23 settembre, nell’aula della cittadella della giustizia di piazzale Roma a Venezia.
La famiglia Cecchettin e il processo
Lunga la lista di teste presentati dalla Procura: oltre ai militari che metteranno a fuoco tutti i dettagli delle indagini, anche il padre di Giulia Cecchettin, Gino, la sorella Elena e le amiche più strette a cui la ragazza aveva confidato l’ossessione di Filippo nei suoi confronti, esplosa quando lei aveva deciso di lasciarlo. Parleranno davanti ai giudici anche i consulenti medico legali e l’uomo che aveva chiamato il 112 dopo aver sentito Giulia e Filippo litigare nel parcheggio di Vigonovo.
Nessun teste invece per la parte civile, la famiglia Cecchettin, rappresentata dagli avvocati Nicodemo Gentile, Stefano Tigani e Piero Coluccio e soprattutto una sola audizione da parte della difesa di Turetta, per cui parlerà solo il medico legale Monica Cucci di Milano. Lo stesso imputato, ha reso noto il suo legale, non sarà in aula.
"Dopo otto mesi – dice a Fanpage.it lo zio di Giulia – si inizia un altro percorso, un percorso che sta facendo soprattutto mio cognato (Gino Cecchettin, ndr) con la sua famiglia e io al di fuori, seppure sempre presente in qualche maniera. Speriamo, come tanti italiani che ci sono stati vicini, che il risultato sia quello che tutti si aspettano".
"Giustizia per Giulia e per tutte le vittime di femminicidio"
L'aspettativa, o la speranza, espressa da Andrea Camerotto è nella pratica la leva che muoverà il processo: condannare o meno all'ergastolo Filippo Turetta, la cui colpevolezza, essendo il 23enne reo confesso, è invece già nota. "Abbiamo una visione chiara di quella che è la situazione – continua Camerotto -, ci aspettiamo che venga fatta giustizia, ma che sia una giustizia reale, non fittizia, non una cosa che dura solo quegli anni che servono per dire ‘l'abbiamo fatto'. Ci deve essere l'ergastolo per questo tipo di crimine. E non solo perché qui c'è mia nipote di mezzo, il discorso vale per tutti i femminicidi: magari un tempo non li seguivo con la stessa sensibilità, capivo meno le dinamiche, ma dopo la morte di Giulia è cambiato tutto".
La morte di Giulia Cecchettin ha davvero cambiato tutto. In primis, ovviamente, nella vita dei suoi familiari, ma anche nell'immaginario collettivo italiano, dove, da quel 11 novembre 2023, si è aperto un dibattito più profondo sul tema dei femminicidi, partendo, nell'affrontarlo, da una messa in discussione della cultura patriarcale, annidata tanto nei rapporti quotidiani quanto nella comunicazione attraverso i media.
Un contributo importante a questa evoluzione – ancora non risolutiva, vista la lista sempre più lunga di donne uccise da uomini – è stato dato dalla sorella e dal padre di Giulia Cecchettin, i quali soprattutto nelle prime settimane dopo la morte di Giulia, hanno donato il loro dolore personale a servizio di una battaglia etica per tutte le donne. Poi è arrivato il momento del silenzio: "Sulle indagini e i relativi risvolti – dice a Fanpage.it lo zio di Giulia – non ho mai voluto chiedere troppo a mio cognato (Gino Cecchettin, ndr), perché mi sembrava di disturbarlo, non ho mai affrontato l'argomento se non era lui a tirarlo fuori. Eppure il tema è onnipresente: abito insieme ai nonni (materni di Giulia, ndr) e se ne parla tutti i giorni a tutte le ore. Io che sono un po' più giovane cerco di trovare anche dei momenti di stacco, ma loro sono anziani, hanno meno occasione di distrarsi, per loro è un pensiero fisso".
Il femminicidio di Giulia Cecchettin
Sono trascorsi poco più di dieci mesi dal 18 novembre 2023, giorno in cui il corpo senza vita di Giulia Cecchettin, 22enne laureanda in Ingegneria biomedica, è stato ritrovato in un canalone vicino il Lago di Barcis, in provincia di Pordenone. Il giorno seguente, fermato dalla polizia in Germania,il suo ex fidanzato, il coetaneo Filippo Turetta, confessava il femminicidio.
Assistito dagli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, Turetta dovrà rispondere dell'accusa di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, legame affettivo passato e dallo stalking, e poi dei reati di occultamento di cadavere, porto d’armi e sequestro di persona.
È stato proprio il ragazzo a ricostruire per gli inquirenti le ultime ore di Giulia, di quel sabato 11 novembre: lo shopping al centro commerciale per comprare i vestiti della laurea (Giulia avrebbe dovuto discutere la tesi il giovedì successivo), la cena al Mc Donald's e poi il ritorno in macchina a Vigonovo, parcheggiata a qualche metro di distanza dalla casa dei Cecchettin. Qui, secondo quanto riferito da Turetta, i due avrebbero litigato perché Giulia non voleva accettare i regali che lui le aveva portato e soprattutto voleva proseguire la sua vita al di fuori della loro relazione. Quindi le coltellate, inferte con un coltello custodito in macchina insieme a sacchetti dell'immondizia e nastro adesivo: prima nel parcheggio di Vigonovo, poi, quelle letali, in località Fossò, la penultima tappa prima di abbandonare il corpo della giovane donna nei pressi del lago di Barcis e fuggire in Germania.