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Alessandra Matteuzzi uccisa a Bologna, ultime news

Femminicidio Alessandra Matteuzzi, chiesta conferma ergastolo per l’ex Padovani. Lui in aula: “Lo merito”

In corso il processo d’appello per Giovanni Padovani, ex fidanzato di Alessandra Matteuzzi, la 56enne uccisa a martellate a Bologna. Per Padovani è stata chiesta la conferma dell’ergastolo già decretato in primo grado.
A cura di Gabriella Mazzeo
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La vittima Alessandra Matteuzzi
La vittima Alessandra Matteuzzi
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È in corso oggi il processo d'appello che vede imputato Giovanni Padovani per il femminicidio dell'ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, uccisa sotto casa a pugni, calci e colpi di martello. Padovani è stato condannato all'ergastolo in primo grado per l'omicidio compiuto in via dell'Arcoveggio a Bologna il 23 agosto 2022.

L'ex calciatore, difeso dall'avvocato Gabriele Bordoni, ha fatto ricorso in appello. Il 12 febbraio del 2024 era stato condannato all'ergastolo per omicidio pluriaggravato e la perizia psichiatrica svolta nel corso del processo aveva decretato la sua capacità di intendere e di volere.

Chiesta la conferma dell'ergastolo emesso in primo grado

Per l'ex calciatore è stato chiesto dall'avvocato generale dello Stato di Bologna, Ciro Cascone, la conferma dell'ergastolo già deciso in primo grado. "Padovani non è folle, anche se ha finto di esserlo. Non lo era quando ha ucciso Alessandra Matteuzzi e non lo è adesso. Non ha nemmeno accettato di ammettere le sue responsabilità, è un assassino che merita l'ergastolo". Cascone e la sostituta pg Adele Starita hanno affermato che Padovani considerava Matteuzzi una sua proprietà "e non le riconosceva nemmeno la libertà di liberarsi di lui".

Cascone ha inoltre insistito sulla sussistenza della premeditazione, riconosciuta già in primo grado con le aggravanti dello stalking, legame affettivo con la vittima e motivi abietti e futili.

L'avvocato difensore di Padovani, Gabriele Bardoni, aveva chiesto durante la mattinata davanti alla Corte d'Assise d'Appello di valutare nuovamente la possibilità di un'infermità mentale del suo assistito al momento del delitto. La richiesta è stata respinta dalla Corte dopo il parere contrario delle parti coinvolte, così come quella di acquisire una risonanza magnetica e delle note secondo il quale esisterebbero anomalie collegate a un vizio di mente parziale per l'ex calciatore.

Padovani: "Sono ancora ossessionato da Alessandra"

"Sono ancora ossessionato da Alessandra, penso a lei tutti i giorni e so che c'è qualcosa che non va". Lo ha detto Giovanni Padovani sul banco degli imputati davanti alla Corte d'assise d'Appello di Bologna. Durante le dichiarazioni spontanee, il 28enne ha sottolineato di sapere che "quanto fatto non ha giustificazioni". "Anche se non ero al 100%, so che quello che ho fatto non può essere giustificato – ha detto -. Avendo rilevato che non ho niente, merito l'ergastolo. Sono chiaramente pentito e chiedo scusa alla famiglia di Alessandra, ai suoi amici e alle istituzioni. Sicuramente ho ancora problemi psichiatrici, anche se qualcuno dice che non è così".

"Alessandra voleva vivere – ha continuato -. Era una donna alla quale piaceva uscire, tenersi al meglio, fare tante cose. Sono qui in condizioni migliori a come stavo nei mesi precedenti grazie alla forza che mi dà per andare avanti, non solo per mia madre, anche perché altrimenti mi sarei suicidato".

La vittima, Alessandra Matteuzzi
La vittima, Alessandra Matteuzzi

Le aggravanti di stalking, motivi abietti e premeditazione

In primo grado erano state confermate per l'ex calciatore detenuto a Reggio Emilia le aggravanti dello stalking, del vincolo del legame affettivo, dei motivi abietti e la premeditazione. Padovani era anche stato condannato a corrispondere provvisionali immediatamente esecutive di 100mila euro per la sorella di Matteuzzi, Stefania, e per la madre della 56enne. Diecimila euro invece erano stati destinati ai nipoti della vittima e 5mila per le altre parti civili. In aula era presente anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore.

L'aula del tribunale di Bologna durante il processo per Giovanni Padovani, accusato del femminicidio di Alessandra Matteuzzi - foto di Beppe Facchini
L'aula del tribunale di Bologna durante il processo per Giovanni Padovani, accusato del femminicidio di Alessandra Matteuzzi – foto di Beppe Facchini

Le motivazioni della sentenza in primo grado

I familiari della vittima sono difesi dagli avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petrocini, attualmente in aula. Nelle motivazioni, i giudici avevano parlato di una vera e propria vendetta di Padovani nei confronti della 56enne sua ex fidanzata. La prova di questa condotta sarebbe stata nella premeditazione del delitto, manifesto fin dal giugno 2022. Durante il processo, secondo i giudici, era emerso il carattere ossessivo maniacale che l'imputato assumeva nei confronti della compagna.

Prima dell'omicidio, Matteuzzi aveva denunciato l'ex fidanzato per stalking alla fine di luglio. Nella denuncia aveva già raccontato della gelosia morbosa dell'ex, ossessionato da possibili tradimenti e aveva parlato anche delle scenate e delle angherie dopo la fine della relazione, dalle gomme dell’auto tagliate allo zucchero messo nel serbatoio dell’auto.

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