Femminicidio Alessandra Matteuzzi, i giudici su Padovani: “Per lui era un oggetto, non si è mai pentito”
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Giovanni Padovani considerava l'ex compagna Alessandra Matteuzzi "un oggetto di proprietà" e non le riconosceva "il diritto di esprimere una scelta di libertà o di dissenso". Il femminicidio sarebbe stato quindi "una punizione per essere stato lasciato" e "per i presunti tradimenti da lui ossessivamente contestati alla vittima".
Lo hanno scritto i giudici della Corte d'Assise d'appello di Bologna, presieduta da Domenico Stigliano, in uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza con cui lo scorso novembre è stato confermato l'ergastolo per il giovane.
L'ex calciatore e modello, 28enne all'epoca dei fatti, era stato condannato già in primo grado per aver ucciso Alessandra Matteuzzi, 56 anni, la donna con cui aveva avuto una relazione e che lo aveva lasciato.
![Alessandra Matteuzzi](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2024/01/alessandra-matteuzzi.jpg)
Il 23 agosto 2022 il giovane aveva raggiunto l'ex compagna sotto casa, a Bologna, e l'aveva colpita ripetutamente con calci, pugni, martellate e con una panchina.
"La reazione spropositata alla situazione in cui si trovava dimostra una altissima capacità a delinquere – sottolinea ancora la Corte – posto che uno stato di prostrazione è sfociato nel delitto crudo e terribile di cui si tratta".
I giudici su Padovani: "Stalker quasi da manuale"
Parlando invece dell'aggravante dello stalking, che la difesa di Padovani aveva negato, la Corte d'Assise d'appello ha definito i comportamenti dell'ex calciatore ossessivi e persecutori.
Avrebbe avuto comportamenti "da manuale", una condotta"progressivamente più invasiva messa in atto, in modo consapevole da parte del Padovani, al quale la sua vittima aveva varie volte comunicato il suo stato di prostrazione".
Inoltre, i periti psichiatrici nominati dalla Corte in primo grado avevano concluso che Giovanni Padovani non solo era nel pieno della capacità di intendere e volere, ma che aveva "anche simulato, con alta probabilità, nel corso dei test a lui sottoposti, le risposte, al fine specifico di indurre a credere nella sua instabilità mentali".
In questo quadro, secondo i giudici di appello "tenuto conto del fatto che la conformazione del cervello non appare avere alcuna influenza sulla capacità psichica di un soggetto", appare "ultronea e inutile qualunque ulteriore indagine clinica". Per questo avevano respinto la richiesta della difesa di Padovani di far svolgere ulteriori esami specifici.
![Giovanni Padovani e Alessandra Matteuzzi.](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2023/04/padovani-matteuzzi.jpg)
Da Padovani nessun reale pentimento
"Si reputa che non vi sia stato un reale pentimento in capo all'imputato, ovviamente non nel corso della sua ideazione del crimine, in cui il progredire di un odio crescente contro la vittima non ha avuto flessioni, ma neppure dopo il gesto efferato commesso contro di lei", ha aggiunto la Corte.
I giudici, infatti, ricordano che dopo aver colpito a morte Alessandra con martellate e ‘panchinate', Padovani si è avvicinato alla donna, "fingendo un briciolo di cura nei confronti del corpo martoriato, per accanirsi con un ultimo violento calcio al volto della vittima e parole di disprezzo; nessun pentimento – sottolinea infine la Corte – Padovani ha mai manifestato nel corso della permanenza in carcere e durante l'evolversi del processo".
Gli avvocati dei familiari di Matteuzzi
"La Corte d'Assise d'Appello ribadisce che la valutazione psichiatrica di Giovanni Padovani, non lascia dubbi sul fatto che l'imputato non soffriva di alcuna condizione psicopatologica al momento del brutale omicidio: gli accertamenti effettuati hanno dimostrato una tendenza dello stesso a simulare sintomi psicopatologici e neurocognitivi".
Così gli avvocati di parte civile Antonio Petroncini e Chiara Rinaldi, difensori dei familiari di Alessandra Matteuzzi, hanno commentato le motivazioni della sentenza.
![La sorella di Alessandra Matteuzzi in tribunale (Lapresse)](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/2024/02/la-sorella-di-alessandra-matteuzzi-in-tribunale.jpg)
"La perizia ha escluso la presenza di disturbi di personalità gravi o di altre patologie psichiatriche – sottolineano gli avvocati – che potessero influire sulla sua capacità di intendere e di volere, ed in tal senso".
Per i due legali "Padovani, continuando a sostenere la tesi della propria incapacità, si rifiuta di assumere la piena responsabilità per quello che ha fatto e continua a non mostrare alcun segno di pentimento per l'atrocità commessa, ostinandosi, in maniera pervicace, a sostenere di non aver alcuna colpa. Conforta sapere che è solo lui a sostenere la propria incapacità e che le sentenze lo smentiscono categoricamente".