E’ arrivata la condanna, civile, per l’ex boss della Mala del Brenta. La prima sentenza come Luca Mori, alias Felice Maniero
Eravamo abituati a vedere “la faccia d’angelo del Nord-est” nelle aule dei tribunali per collaborare con la giustizia in relazione ai fatti della Mala del Brenta. Eravamo abituati a vederlo sul banco degli imputati per rispondere di omicidi, di traffico di stupefacenti, armi ma anche di rapine mirabolanti, all’Arsenio Lupin per intenderci. Tutti “colpi” di profilo altissimo: dai due miliardi e 340 milioni dell’Hotel de Bains, al quintale d’oro dell’aeroporto di Tessera (Ve) ai due miliardi e mezzo del Casinò Municipale al Lido di Venezia.
Oggi, che Felice Maniero non è più Felice Maniero ma Luca Mori, le sue problematiche giudiziarie sembrerebbero di tono decisamente minore, ma significative. La trasmissione Report, andata in onda qualche settimana fa, aveva scoperto, tra le altre cose, che l’ex boss dirigeva l’azienda del figlio: l’Aniaquae S.r.l., un’azienda che costruisce e distribuisce casette per l’acqua che poi vende a enti e comuni in tutta Italia. Come avevamo scoperto e scritto in un precedente articolo, l’azienda, oltre ad aver apposto marchi di certificazione e patrocini mai rilasciati da enti e ministeri, avrebbe avuto delle pendenze debitorie con dei fornitori che sarebbero finite davanti al giudice del Tribunale Civile di Brescia, località dove ha sede l’azienda stessa.
E’ il caso della Legno Style S.r.l. di Walter Simonaggio. Un falegname che ha costruito, nel 2012, i mobili d’ufficio per l’Anyaquae, su ordinazione diretta firmata da Luca Mori, alias Felice Maniero. Trentatremila euro di arredamenti d’ufficio che, alla consegna della fattura, sono stati contestati per vizi temporali di consegna e soprattutto per il disconoscimento da parte di Luca Mori della firma apposta sull’ordinazione. Un tira e molla giudiziario che, con tempi dilatati tipici della giustizia civile, ha portato nel Giugno del 2013 a un decreto ingiuntivo nei confronti dell’ex boss della Mala. Un decreto cui è seguito un pignoramento dei mobili e la richiesta alla banca, dove risiedevano i conti della società, della disponibilità economica della stessa per sanare la posizione debitoria. Una richiesta evasa dall’istituto ben diciotto mesi dopo, con la conseguenza di trovare solo pochi euro nel conto.
Una firma apocrifa, questo contestava l’ex boss all’artigiano. Non aveva mai vergato con nome e cognome il prosieguo dei lavori al signor Simonaggio, a suo dire. E’ così che la contestazione è arrivata a bloccare i pignoramenti e a finire davanti agli occhi esperti del perito del Tribunale di Brescia. Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, recita un detto popolare. Talmente vero che non c’è stata via di fuga, questa volta, per Luca Mori alias Felix. “La c.t.u. grafologica, a firma della dott.ssa Cristina Carzeri, ha ricondotto la sottoscrizione disconosciuta alla mano di Luca Mori, legale rappresentante della Anyaquae”. Così recita la sentenza. Luca Mori è condannato a pagare il debito più le spese processuali.
Ci ha provato l’ex boss. Ha perso e ora potrebbe non essere finita così. L’artigiano del legno, infatti, sembrerebbe intenzionato a querelarlo penalmente per calunnia, noncurante dei trascorsi del “toso” del Nord-est.
Una storia che, nella sua drammatica quotidianità, ricorda un grande Alberto Sordi nei panni del Marchese del Grillo e la sua diatriba con l’ebanista Aronne Piperno. Ma Luca Mori, alias Felice Maniero non ha giudici compiacenti e non è nemmeno un nobile al servizio del Papa. Da “mente raffinata” delle rapine a “presunto sòla”, come si direbbe a Roma. Ora, che i riflettori si sono riaccesi sulla “faccia d’angelo” della Mala del Brenta, è arrivato il tempo di fare chiarezza anche sul suo misterioso passato e sulle mille domande che circondano la vita di questo bandito. I fatti, che sembrano già storia, potrebbero riservare novità eclatanti. Non solo a Roma, con Mafia Capitale, il presente ha un forte legame col passato. Certi rapporti, da anni, nel Nord-est della Penisola, son nascosti come la polvere sotto il tappeto. E’ tempo di grandi pulizie.