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Caso Perna, la madre: “Morto in carcere per ischemia? E i 27cm di sangue sulla maglietta?”

“E’ morto di ischemia e si chiude lì la storia? Non ci penso proprio: il viso devastato di mio figlio chiede che sia fatta verità e giustizia”.
A cura di Gaia Bozza
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"Mi spieghi com'è che si muore così: mio figlio non ha mai avuto queste macchie sul volto. Come è possibile che sia ridotto così male?". Federico Perna, gravemente ammalato, è morto a 34 anni nel carcere di Poggioreale, a Napoli, l'8 Novembre 2013, dove era recluso per un cumulo di pene: piccoli reati connessi alla maledetta droga, dalla quale era dipendente.  La causa del decesso è stata un' ischemia miocardica acuta. Questo, secondo l'autopsia disposta dalla Procura di Napoli.

Il volto pieno di lesioni, che la perizia riconduce a un insieme di condizioni patologiche del ragazzo, non convince la madre, Nina Scafuro: "Non ha mai avuto problemi alla pelle, guardi qui". E tira su un grosso album di foto, dove si vede suo figlio Federico, un po' più giovane. Effettivamente non ci sono macchie. "Questa è un po' vecchia", ribattiamo. E lei: "Ora le mostro questa: è di meno di un anno fa, dal carcere di Secondigliano. Io stessa l'ho visto poche settimane prima che morisse: macchie non ce n'erano, ad esclusione di una chiazza rosa sulla fronte, perché era lì che lui sfogava tutte le sue medicine. Ma il volto non era così devastato: io vedo escoriazioni sul suo viso, persino dentro le orecchie". E a quel punto gira il pc: appaiono le foto, drammatiche, che ha fatto scattare dopo l'autopsia e ha deciso poi di diffondere. Se non c'erano lesioni solo poche settimane prima, qualcosa  deve essere avvenuto, in un lasso di tempo così breve. Cosa?

Ma sono anche altri, gli elementi che pongono dubbi alla madre e ai suoi legali, Camillo Autieri e Fabrizio Cannizzo.  “Perché mio figlio aveva ben due maglie imbrattate di sangue?”. Dall’autopsia emerge che sia la maglia, sia la giacca in pile che il ragazzo indossava, erano sporche di sangue posteriormente: la giacca per 27 centimetri di lunghezza. “Cosa posso pensare io, visto che nella perizia nessuno spiega questa circostanza? Aveva la testa spaccata? Perché tutto quel sangue dal collo in giù?". Altra zona d'ombra è una grossa ecchimosi sul palmo della mano sinistra e una ustione lungo il braccio, circostanze che la perizia riconduce a cause accidentali. “Per noi le percosse non sono affatto escluse – rispondono i legali – Non escludiamo, infatti, che possano esserci state durante la detenzione”.

Federico Perna era malatissimo: epatite C, cirrosi epatica, leucopenia (era praticamente senza difese immunitarie), problemi al cuore emersi chiaramente con l'autopsia. Diceva spesso di sentirsi male, persino nelle lettere: “Mamma, non sto tanto bene col cuore, fatti sentire”, scriveva.  In più, aveva problemi psichici e un passato – forse non del tutto passato – di tossicodipendenza. Mentre le istanze per l' incompatibilità con il carcere sono sempre state rigettate. "E' tutto un circuito – si sfoga Nina Scafuro – Più ci penso e più vedo che è stato completamente abbandonato dallo stato. In più, se venissi a scoprire che è stato anche picchiato…".

Ben due volte, dal carcere di Viterbo, il ragazzo aveva denunciato percosse, con un racconto piuttosto particolareggiato: calci e pugni nel corridoio centrale, schiaffi e sangue dal naso, minacce (qui l'articolo). Alla madre scrisse anche una frase, risultata drammaticamente profetica: "Mamma mi stanno ammazzando, portami a casa".

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