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Febbre Dengue

Febbre dengue, l’Italia innalza l’allerta: Pregliasco spiega perché è il caso di preoccuparsi

Il professor Fabrizio Pregliasco: “Non bisogna abbassare la guardia: ci sono dei rischi, e vanno ridotti con una serie di azioni. In primis quelle istituzionali, disinfestando gli aerei provenienti da aree endemiche. Ricordo che il pericolo non riguarda solo dengue, ma potenzialmente anche altre malattie a trasmissione vettoriale come  Zika, Chikungunya, West Nile, ma anche la malaria o la febbre gialla”.
Intervista a Prof. Fabrizio Pregliasco
Virologo e direttore Sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi/Sant'Ambrogio
A cura di Davide Falcioni
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"Vanno controllati tutti gli aerei provenienti dai Paesi tropicali in cui fa febbre dengue è endemica. Il rischio che la malattia si diffonda anche in Italia è concreto". A dirlo, intervistato da Fanpage.it, il professor Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore Sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi/Sant'Ambrogio all'indomani della circolare diffusa agli Uffici di Sanità Marittima Aerea e di Frontiera (Usmaf-Sasn) su disposizione del Direttore Generale del Ministero della Salute, Francesco Vaia. Le autorità sanitarie hanno ricevuto l'indicazione di innalzare il livello di allerta e vigilanza nei confronti dei vettori provenienti e delle merci importate dai Paesi in cui "è frequente e continuo il rischio di contrarre la malattia”, in particolare modo il Brasile, Paese in cui i contagi hanno superato quota 500mila e anche i decessi sono in aumento.

Il Regolamento Sanitario Internazionale, si legge nel documento "prevede che l'aera aeroportuale/portuale e i 400 metri circostanti siano tenuti liberi da fonti di infezione e contaminazione, quindi anche roditori e insetti". La circolare impone inoltre di vigliare sulla disinsettazione degli aeromobili e di valutare l'opportunità di emettere ordinanze per l'effettuazione di interventi straordinari di sorveglianza delle popolazioni di vettori ed altri infestanti e di disinfestazione. La zanzara a cui si riferisce la circolare è l'Aedes aegypti, insetto vettore specifico di Zika ed anche del virus Dengue. Tale zanzara non è presente in Italia. Pertanto, come ha spiega il professor Pregliasco, è fondamentale che vengano eseguite disinfestazioni soprattutto sugli aerei e le merci provenienti dal Sudamerica.

Professore, ci ricorda cos'è la febbre dengue? 

La dengue è una malattia ampiamente conosciuta a trasmissione vettoriale, cioè attraverso le zanzare, alcune delle quali sono presenti anche nel nostro Paese, ad esempio la zanzara tigre. Si tratta di una patologia tipica dei climi tropicali ma ormai ampiamente diffusa anche alle nostre latitudini, "grazie" al cambiamento climatico e alla facilità con la quale facciamo viaggi intercontinentali. In Italia non a caso segnaliamo 2/300 casi di dengue ogni anno: si tratta di persone che provengono da zone in cui il virus è endemico, in particolar modo il Sudamerica. Tuttavia abbiamo anche riscontrato dei casi di diffusione autonoma, ad esempio nel Lazio e a Milano.

Come è possibile che vi siano stati casi di malattia autonoma, se la zanzara Aedes aegypti non è diffusa in Italia?

Poniamo che una persone appena tornata dal Brasile e infetta dal virus dengue si faccia pungere da una zanzara "nostrana". È lei che, a sua volta, può infettare altri soggetti.

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La dengue può essere trasmessa quindi solo da un vettore, come le zanzare?

Sì, salvo casi specifici. Ad esempio si può trasmettere verticalmente in gravidanza da madre a figlio o attraverso trasfusioni di sangue. Ma si tratta di casi decisamente rari. Il problema è che, a causa di particolari condizioni ambientali e sociali, in Argentina e Brasile la situazione sta peggiorando, anche perché la malattia è piuttosto subdola. La gran parte delle persone infettate è asintomatica o ha sintomi banali, ma naturalmente anche loro possono trasmettere il virus se punti da una zanzara. La dengue, un po' come il Covid, ha intrinseche difficoltà di controllo. Non è come la meningite, che si manifesta chiaramente e determina immediatamente un'allerta anche nelle autorità sanitarie.

Il virus dengue può dare sintomi gravi?

Sì, seppur raramente. C'è chi contrare la dengue grave e chi, ancora più sfortunato, quella emorragica. E in quel caso sono guai seri.

Quello che stiamo vivendo è un non-inverno. Le temperature sono miti e in alcune zone d’Italia le zanzare sono diventate una presenza costante tutto l’anno. Si rischia la diffusione di malattie a diffusione vettoriale?

Sì. Un tempo le zanzare erano diffuse prevalentemente nelle zone rurali. Oggi sono praticamente ovunque, anche nei grandi nuclei abitati. Sono nei sottovasi di Milano, negli pneumatici abbandonati nei sobborghi urbani. Quindi quello che bisogna fare quindi è controllare attentamente la diffusione di questi insetti.

In che modo?

Vanno tenuti sotto controllo soprattutto porti e aeroporti. Molte zanzare sono in grado di sopravvivere facilmente ai viaggi intercontinentali provenienti da Paesi tropicali. Poi, una volta arrivate da noi, fanno il loro "lavoro", che pungere le persone. Dobbiamo disinfestare gli aerei e i bagagli provenienti dalle zone endemiche per ridurre al massimo il rischio di importare zanzare infettive.

Il Ministero della Salute ha innalzato l’allerta per rischio degne anche in Italia. È il caso di preoccuparsi?

Dopo l'emergenza Covid c'è un generale calo dell'attenzione e gli stessi Tg nazionali hanno dedicato troppo poco spazio al rischio di diffusione della dengue. Io dico che non bisogna abbassare la guardia: ci sono dei rischi, e vanno ridotti con una serie di azioni. In primis quelle istituzionali, disinfestando gli aerei provenienti da aree endemiche. Ricordo che il pericolo non riguarda solo dengue, ma potenzialmente anche altre malattie a trasmissione vettoriale come  Zika, Chikungunya, West Nile, ma anche la malaria o la febbre gialla. Anche i cittadini però possono fare la loro parte evitando situazioni che possano far proliferare le zanzare.

C’è il rischio che anche in Italia torni prepotentemente a diffondersi la malaria?

I principali casi di malaria sono importati, ma abbiamo avuto anche dei casi autoctoni: è accaduto ad esempio in Trentino lo scorso anno, con una bimba che ha contratto il virus e si è ammalata pur non avendo fattori di rischio né essendo entrata in contatto con un "caso indice". La dengue, tuttavia, può essere persino peggiore: e tra l'altro ne esistono quattro tipologie diverse, e nelle aree endemiche le persone possono contrarle tutte e quattro.

Esiste un vaccino per la dengue?

Ci sono vaccini in corso di sperimentazione ma vengono somministrati solo nelle zone ad alto rischio. Non esiste invece una terapia antivirale, ma solo farmaci di conforto e – nei casi gravi – il ricovero in terapia intensiva.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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