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Covid 19

Fase 2, se i contagi aumenteranno verranno istituite nuove zone rosse

Dal 4 maggio inizierà per milioni di persone una “nuova normalità”: molte attività riapriranno e si potrà tornare a uscire di casa, ma i tecnici dovranno monitorare attentamente e costantemente il valore di R-0, cioè l’indice di propagazione del contagio: de dovesse aumentare verranno istituite nuove zone rosse circoscritte.
A cura di Davide Falcioni
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Quattro maggio: è la data cerchiata di rosso sui calendari di tutti gli italiani, il giorno in cui avrà inizio la cosiddetta Fase 2, quella di un graduale ritorno alla normalità (o meglio, dell'inizio di una "nuova normalità") e di una convivenza con il virus a patto di rispettare alcune norme fondamentali come il distanziamento sociale e l'uso di mascherine e guanti: molte attività produttive riapriranno i battenti e circa 2,7 milioni di italiani potranno tornare al lavoro, ma sarà possibile anche fare attività fisica in solitudine e incontrare amici evitando di creare assembramenti. Insomma, dopo due mesi di lockdown gli italiani potranno tornare a uscire di casa, ma meglio non illudersi: se i contagi dovessero tornare a crescere il governo, supportato dal comitato tecnico scientifico, sarà pronto ad aprire nuove zone rosse per contenere nuovi possibili focolai.

Dopo il 4 maggio possibili nuove zone rosse se R-0 dovesse aumentare

A partire dal 4 maggio riapriranno molte fabbriche e cantieri, mentre per bar, ristoranti e negozi sarà necessario attendere probabilmente fino al 18 maggio. Gli spostamenti saranno consentiti anche all'interno della stessa regione senza dover compilare autocertificazioni e comunque le aperture dovranno avvenire nel rispetto di stringenti protocolli di sicurezza, a partire dal distanziamento sociale e dall’obbligo di indossare mascherine protettive nei luoghi chiusi. La circolazione di milioni di italiani finora chiusi in casa aumenterà però il rischio di nuovi focolai di contagio, ed è per questa ragione che sui territori sarà necessario monitorare attentamente la situazione: in particolare il comitato tecnico scientifico suggerisce di fare attenzione all'ormai celebre indicatore "R-0" (R con zero) cioè, come spiega l'Istituto Superiore di Sanità, il “numero di riproduzione di base che rappresenta il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile cioè mai venuta a contatto con il nuovo patogeno emergente". L'obiettivo è che se tale indicatore – che attualmente in Italia si attesta mediamente intorno a 0,6-0,7 – dovesse superare di nuovo 1 (cioè ogni positivo contagia una persona o più) allora scatterà appunto l’allarme rosso. A quel punto il governo istituirà nuove zone rosse in aree circoscritte, nella speranza che la propagazione del virus non interessi nuovamente tutto il paese. In quel caso potrebbe essere inevitabile imporre un nuovo lockdown.

Perché è così importante monitorare R-0

Come spiega infatti l'Iss "quanto maggiore è il valore di R0 e tanto più elevato è il rischio di diffusione dell’epidemia. Se invece il valore di R0 fosse inferiore ad 1 ciò significa che l’epidemia può essere contenuta. Da quando l'epidemia del nuovo coronavirus (2019-nCoV) emerso in Cina ha cominciato a diffondersi e sono iniziati a circolare i dati sui primi casi confermati, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e numerosi istituti di ricerca di tutto il mondo hanno diffuso stime di R0 dell'infezione".

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