Fase 2 per piscine e palestre: quando potrebbero riaprire
La famosa fase 2 dell'emergenza Coronavirus, con l'allentamento delle misure restrittive per contenere il diffondersi del contagio, è vicina. Il 4 maggio, infatti, stando a quanto previsto nell'ultimo decreto firmato dal premier Giuseppe Conte, comincerà la graduale riapertura delle attività chiuse due mesi fa per effetto del lockdown. Ripartiranno per prime quelle che presentano un basso rischio, come stabilito dalla task force scelta dal governo per la pianificazione delle aperture. Ciò vuol dire, però, che piscine e palestre, considerate invece luoghi ad alto rischio, resteranno ancora chiuse. Nessuna buona notizia, dunque, per gli amanti dello sport, circa 20 milioni di italiani, che dovranno accontentarsi di parchi e ville comunali sotto casa, che invece riapriranno tra due settimane regolarmente, per rimettersi in forma con l'esercizio fisico.
I requisiti per la riapertura delle palestre
Piscine e palestre, infatti, sono luoghi dove è facile creare assembramenti, non potendo garantire il famoso distanziamento sociale, unica arma al momento per combattere il contagio da Coronavirus. Non è escluso, tuttavia, che possano ripartire da settembre, ma solo dopo aver preso tutte le precauzioni necessarie a salvaguardare la salute degli utenti. Addirittura, altri, più ottimisti, hanno fatto circolare come possibile data per la ripartenza dei centri fitness l'8 giugno, anche se pare abbastanza improbabile. Al momento, dunque, si tratta solo di ipotesi, la ripresa di queste attività non è stata calendarizzata e gli esperti sono ancora al lavoro per decidere il da farsi, ma è certo che come requisiti per riaprire palestre e piscine dovranno avere: poche persone negli spazi, con il rispetto della distanza di sicurezza e ingressi contingentati, con conseguente divieto delle attività e delle lezioni di gruppo, igienizzanti all’ingresso, pulizia costante di locali, attrezzi e spogliatoi. Da sciogliere, poi, ancora il nodo se si dovranno indossare mascherine e guanti monouso durante l’attività fisica.
Palestre e centri fitness chiusi, come farsi rimborsare
In attesa di notizie più certe sulla riapertura di palestre e centri fitness, è sorta l'esigenza da parte dei consumatori di farsi rimborsare l'abbonamento già versato per un mese o un intero anno di sport di cui, purtroppo, non potranno usufruire. La maggior parte delle palestre sta proponendo ai propri clienti di ‘congelare' gli abbonamenti, per poi ricominciare a godere delle settimane o dei mesi rimanenti una volta terminata l'emergenza. Ma non è l'unica possibilità. Come ha spiegato Massimiliano Dona, presidente dell'Unc, l’Unione nazionale consumatori, "il cliente è libero di accettare o meno l'opzione dello stop momentaneo. Se il contratto prevede un numero di ingressi da usare senza scadenze di tempo, è ragionevole che possa servirsene una volta finita l'emergenza. Ma in caso di abbonamento mensile o annuale, con ingresso libero, ha sempre diritto al rimborso della parte di quota della quale non potrà usufruire". Dunque, il diritto al rimborso è previsto dalla legge (articolo 1463 del Codice Civile) soprattutto se il servizio erogato viene interrotto per impossibilità sopravvenuta e senza colpa del cliente.
In piscina a piccoli gruppi, ma la riapertura è ancora lontana
Anche per la riapertura in sicurezza delle piscine sono state avanzate una serie di ipotesi: contingentare gli ingressi, aumentare l’offerta, prolungare gli orari del servizio, cambiare abitudini e modalità di utilizzo. Questo per le vasche al coperto, utilizzate dagli sportivi. Tuttavia, in vista dell'estate potrebbero essere riaperte quelle all'aperto, come valida alternativa al mare. Anche perché, come ha sottolineato a Fanpage.it Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano, "l'acqua di norma è clorata, e quindi se lo è uccide tutto, anche i virus. Il problema è l'ambiente caldo-umido degli spogliatoi, soprattutto delle piscine al coperto, che facilitano il mantenimento in aria dell'aerosol. E anche le zone umide dello “sputazzo” vicino al bordo della vasca e simili. Ovviamente devono essere in qualche modo ben gestite". A conferma di ciò sono intervenuti anche i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie: "Non ci sono evidenze che Covid-19 possa essere diffusa all'uomo attraverso l'uso di piscine, vasche idromassaggio o spa o parchi giochi acquatici – scrivono i CDC -. Il corretto funzionamento, la manutenzione e la disinfezione (ad esempio con cloro e bromo) di piscine, vasche idromassaggio o spa e parchi giochi acquatici dovrebbero inattivare il virus che causa la COVID-19″, conclude l'ente statunitense. Mantenendo il distanziamento sociale ed evitando che troppe persone usino contemporaneamente gli impianti, dunque, le piscine di questo tipo dovrebbero poter essere riaperte regolarmente. Ma anche su questo punto non c'è alcuna certezza.