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Famiglie mafiose Usa e siciliane ancora unite: 17 arresti di polizia e Fbi tra Palermo e New York

Una nuova inchiesta antimafia condotta da polizia di stato italiana ed Fbi statunitense ha scoperto che lungo l’asse Palermo-New York scorrevano ancora fiumi di soldi tra la famiglia mafiosa newyorkese dei Gambino e i clan di Partinico, Borgetto e Torretta.
A cura di Antonio Palma
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I rapporti criminali e l’unione tra famiglie mafiose siciliane e statunitensi non si sono mai interrotti, nonostante arresti e omicidi eccellenti, e sono proseguiti fino ad oggi, cambiando solo interlocutori e modalità. È quanto emerge da una nuova inchiesta condotta da polizia di stato italiana ed Fbi statunitense che nelle scorse ore ha portato all’arresto di 17 persone tra Palermo e New York.

Dieci i provvedimenti di fermo eseguiti a New York, sette in Sicilia. I reati ipotizzati dall’inchiesta coordinata dalla procura di Palermo, sono di associazione mafiosa, estorsione, turbativa d'asta e incendi aggravati dal metodo mafioso. Secondo l’accusa, tra le due sponde ancora traffici di droga ma anche affari attraverso scommesse sportive e l’import-export di prodotti agricoli.

Le indagini, condotte dagli uomini del Servizio centrale operativo di Roma e di Palermo e della squadra mobile, con la collaborazione degli agenti dell’Fbi, hanno porto alla luce legami ancora stretti tra famiglie mafiose palermitane e la famiglia mafiosa newyorkese dei Gambino, già protagonista dell'inchiesta Pizza Connection condotta da Giovanni Falcone negli anni '80.

Secondo gli inquirenti, lungo l’asse Palermo-New York scorrevano ancora fiumi di soldi ma anche scambi di vedute tra i vari boss su come gestire gli affari criminali e le estorsioni sul territorio. Sul lato italiano agivano i capimafia palermitani dei clan di Partinico, Borgetto e Torretta, dall’altro i leader della storica famiglia newyorkese dei Gambino.

Gli accertamenti investigativi hanno scoperto ad esempio che durante vecchie estorsioni commesse a danno di ristoratori di origini siciliane a New York, Cosa nostra siciliana sarebbe intervenuta facendo pressioni sui familiari delle vittime che vivono ancora in Sicilia. Non solo, i "cugini "americani nel tempo  avrebbero seguito le indicazioni dei palermitani cambiando metodi estorsivi ad esempio chiedendo somme ragionevoli per non inimicarsi le vittime, come aveva consigliato un vecchio capomafia di Partinico.

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Il racket del pizzo mafioso sarebbe dunque proseguito senza sosta ad esempio con decine di taglieggiamenti a imprese edili della Grande Mela commessi dai Gambino, come scoperto dall'Fbi. Le indagini hanno documentato, in particolare, "la cifra criminale di alcuni anziani maggiorenti della famiglia mafiosa di “Torretta” già emersi sullo sfondo delle storiche inchieste meglio conosciute come “Pizza Connection” e “Iron Tower”, facendo rilevare, sul fronte americano, anche il ruolo di taluni esponenti di spicco de La Cosa Nostra Americana (LCA) legati al noto boss Frank Calì, assassinato per futili motivi nel marzo 2019" speiga la polizia

Indagini che hanno portato al blitz di oggi, alle ore 4 di New York e alle ore 10 in Italia, che ha visto in campo agenti speciali dell’ F.B.I. ed investigatori del Servizio Centrale Operativo, della Squadra Mobile di Palermo e della locale SISCO, coadiuvati da personale specializzato dei Reparti Prevenzione Crimine, delle unità cinofile e del reparto volo.

"Questa operazione rappresenta l'ennesima dimostrazione di quanto sia pericolosa e ramificata la rete di legami dei clan siciliani con le famiglie mafiose americane. La collaborazione tra gli inquirenti italiani e quelli americani ha portato alla luce una serie di collegamenti che vedono al centro dell'azione mafiosa lo spaccio di stupefacenti e le estorsioni, un quadro complesso e preoccupante che, come dimostrano queste arresti, non conosce confini. Sono da sempre convinta che un fenomeno globale come la mafia abbia bisogno di una risposta globale e le brillanti indagini di oggi, condotte in piena sinergia dallo Sco e dall'Fbi, ne sono la conferma", ha dichiarato la presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo.

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