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Famiglia voleva solo sangue Novax, giudice si oppone: ora l’ospedale aspetta il bimbo per l’intervento

La decisione del Tribunale di Modena sul caso di due genitori che non volevano che il proprio figlio ricevesse sangue donato da persone vaccinate contro il Covid. Ora il legale della famiglia valuterà se fare ricorso.
A cura di Biagio Chiariello
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Il giudice tutelare del Tribunale di Modena ieri mattina, 9 febbraio, ha accolto il ricorso dei medici dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna sul caso di un bambino di neanche 3 anni affetto da un grave problema cardiaco, la cui famiglia rifiutava "per motivi di carattere religioso" trasfusioni di sangue da donatori vaccinati contro il Covid-19, per l'intervento a cui il piccolo deve essere sottoposto. Ora il legale dei genitori valuterà se impugnare la decisione del giudice. Quest'ultimo ha messo chiaramente la salute del giovanissimo paziente al primo posto. E per metterlo in chiaro ha nominato un curatore speciale dello stesso minore che firma il consenso all’operazione; nello specifico la direttrice generale del Sant’Orsola, Chiara Gibertoni, in quanto rappresentante legale della struttura che effettua l’intervento.

Nel frattempo già nella giornata di ieri, a margine della decisione del giudice tutelare si sono fatti avanti decine di donatori non vaccinati disposti a donare il sangue. C'è da dire che gli stessi genitori del piccolo negli ultimi giorni si sono rivolti ai social (soprattutto le chat su Telegram) nel tentativo di reclutare volontari non immunizzati "con sangue puro". Un'azione che è stata condannata da Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale: "Non consentire una trasfusione al proprio figlio che ne ha bisogno è assurdo, è davvero impossibile pensare che possa accadere una cosa del genere — commenta, come riporta il Corriere della Sera —. Si tratta di una questione di vita o di morte. Anteporre i propri ideali alla salute del proprio figlio è davvero improponibile".

Per motivi di sicurezza, sia dei donatori sia dei riceventi, le donazioni di sangue in Italia sono regolamentate e gestite mantenendo l’anonimato. L'obiettivo è privilegiare gli interessi del persone direttamente coinvolte. E sulla questione è intervenuta anche Claudia Firenze, presidente di Avis Toscana. "La donazione di sangue anonima e volontaria tutela tutti, tutela il donatore, tutela il malato, tutela il sistema — scrive —. Per questo è preoccupante che si formino liste di persone non vaccinate disposte a dare il proprio sangue ad altre persone non vaccinate, perché è il sistema stesso che viene a essere compromesso con questa sbagliata visione".

Ai genitori del bambino, originario di Sassuolo, si era stato rivolto un appello anche dal presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli: "Comprendiamo le paure dei genitori, quando a soffrire è un bambino, un figlio, ci si aggrappa a qualunque appiglio, credendo di fare il suo bene, di tutelarlo. Per quello che può valere, li preghiamo di ascoltare i medici che lo hanno in cura e che sapranno scegliere la terapia migliore per lui, senza ritardare le cure". Anelli aveva precisato: "I protocolli che regolano le donazioni, e che non permettono di scegliere il donatore, sono scritti nell'interesse dei pazienti, per rendere i processi sicuri del resto, non comporta alcun pericolo ricevere sangue da donatori vaccinati contro il Covid-19″.

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